Brent Steed HORROR AVENUE N. 7 2012 - Rock, Alternativo, Easy-listening

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Metal egocentrico alla Skid Row. Quando la tecnica diventa l'unica cosa, e il disco risulta piatto come tanti altri.

Selfie. La parola chiave, la più rappresentativa dell'anno appena conclusco, usata per indentificare gli autoscatti eseguiti in preda al raptus della vanità e scattati ovunque, meglio se davanti ad uno specchio (solitamente quello del bagno) con il telefono in bella vista vicino alla faccia per dimostrare che si è dei veri adepti, devoti alla mela morsicata. Il disco di Brent Steed è "selfie", ovvero un prodotto che si specchia vanitoso in colui che l'ha ideato, prodotto e suonato. Tutto l'album è infatti interamente suonato dallo stesso Steed e ciò rappresenta un vero boomerang per il musicista. 

Ben suonato, idee nei riff di chitarra, alcuni buoni inserimenti elettronici, un pop-metal dalle atmosfere anni '80-'90, molto pulito e con un occhio piacione strizzato ai Def Leppard, tutto adombrato da narcisismo a palate. Sì perchè in tutta la bravura finora descritta si percepisce la puntigliosità tipica dei tecnici che impoverisce le atmosfere e raffredda l'orecchio, tutto è pervaso da un mantello manieristico troppo marcato per catturare l'anima di chi ascolta. Il difetto principale è proprio quello di essere poco coinvolgente, è un disco che si sente ma non si ascolta, mancano le note di calore che fanno scattare la voglia di riascolto. L'acidità di "Liar" e la leggerezza anni 80 di "Down on me" sono buoni esempi di ecletticità a livello sonoro, nella seconda la ricerca del beat giusto è lodevole, interessante melodia nell'ultima traccia Into your heart (forse qualche snarrimento nell'intonazione), molto vicina ad una ballade degli Europe.

Sulla vocalità la comparazione più esagerata ma forse centrata è quella con Sebastian Bach, in quanto ad acuti e frequenze siamo nello stesso range anche se al leader degli Skid Row fischieranno e sanguineranno le orecchie. Brent Steed sa il fatto suo, è solo che ha troppa smania di dimostrare e questo ricade sul complesso del suo lavoro sminuendolo. Qualche aggiustatina negli arrangiamenti (una batteria vera invece di quella campionata), e una smussatina all'ego potrebbero servire a rendere la musica di Brent Steed un pò più simpatica e forse l'amalgama di una band permetterebbero il necessario salto di qualità.

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La recensione HORROR AVENUE N. 7 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-18 00:00:00

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