Band veneta di combat folk, con qualche idea nuova nei testi di protesta. Ma un sound ancora un po' datato
Suoni d'Irlanda e suoni di protesta. Il tutto, attualizzato ai giorni nostri, almeno nei testi. E quindi alle auto blu, agli eco-obbrobri, ai politici-pianisti, alla raccolta differenziata. Un disco con le cavalcate da combat rock, la fisarmonica, l'immaginario da folletti, stacchetti reggae e ska.
Un genere, insomma, in cui emergere non è facile. Ma che probabilmente dà soddisfazione, per il pubblico che segue e si appassiona. Chiaro, non sono i Mumford&Sons italiani, ma tra i tanti gruppi nati nelle province italiane in questi tempi, La Corte dei Folli forse è tra quelli che convincono. I pezzi tutto sommato girano (per esempio, la traccia d'apertura), nonostante il timbro da canzone di protesta che li fa percepire lontani nel tempo, datati anche se registrati poco fa, in parecchi punti del disco.
In alcuni stacchi l'acordeón, strumento che negli ultimi tempi sta tornando prepotentemente in auge anche nei generi mainstream, prova a dare un tocco d'originalità, come in "Cittadini del mondo". Poi, c'è un pezzo che è un gigantesco già-visto, da manuale ska-combat, solo che ha un sapore politico diverso, questo sì, aggiornato ai tempi nostri. Mettendo sullo stesso piano il buco dell'ozono, il nucleare e la sinistra. Dieci anni fa non sarebbe successo, neanche cinque. Ognuno, ascoltando, tiri poi le sue conclusioni.
Fanno abbastanza bene quello che la cornice che si sono scelti richiede. A loro modo, provano pure a rivisitarla qua e là, sia nei temi delle liriche che in qualche soluzione musicale. Per poter piacere anche a chi il folk-rock proprio non lo sopporta dovrebbero mettere a segno un paio di pezzi meno Modena City Ramblers & Co e più aperti ad altri mondi. Ma non è detto che vogliano piacere a tutti.
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La recensione IL RE degli STOLTI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-10-01 00:00:00
COMMENTI (1)
Caspita, ci hai fotografati!!!grazie della recensione...