The sons of anarchy A New Consciousness 2013 - Pop, Indie, Electro

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Interessante side project di due membri degli A Toys Orchestra. Pop elettronico e psichedelia

The Sons of Anarchy sono una costola degli ...A Toys Orchestra. Per la precisione, la costola ritmica. Nati parecchi anni fa sotto il nome di Silverplated, il gruppo composto dal bassista Raffaele e il batterista Andrea riesce ora a dare alle stampe un lavoro completo. Un disco che, nei riferimenti musicali, non sembra allontanarsi troppo dai passi della "casa madre". Ma che sa anche rivelarsi più minimal e in certi punti anche più ruffiano, nel senso buono del termine. E più diretto, nei testi.

L'impianto è un pop elettronico in cui il piano la fa da padrone, triturando new vawe, psichedelia, cenni indie e lo-fi. L'attacco è "Serpico", pezzo potente che ricorda nell'intro i nuovi pezzi di David Bowie e poi si immerge nel suono british anni '80, arricchito da venature electro. "Brother" ha una base catchy alla Postal Service, ma forse fatica a partire come, invece, si spera fin dall'inizio, perdendosi in diversi bridge che confondono l'ascoltatore. Quasi da Arcade Fire (nuova versione) alcuni pezzi come "Time to Reflect", nella progressione degli accordi e nell'atmosfera rarefatta. Il cordone ombelicale si riattacca agli A Toys in "Flames" e "Shame", con la seconda più riuscita della prima. Un impianto più mainstream, invece, con un cantato che finalmente passa in primo piano senza essere troppo arretrato, si sente in "Black as your soul", una ballad forse meno originale ma riuscita. "I won't let me fall apart" è il pezzo migliore del disco, che vola forse più oltreoceano che oltremanica, con un sound psichedelico che avrà anche del manieristico, ma si ascolta con piacere.

Vari cameo si infilano nei brani: quelli di Enzo Moretto e Ilaria D'Angelis, con anche Laura Loriga (Mimes of Wine) alla voce e Beatrice Antolini al piano in "Dead", altro pezzo dilatato e malinconico. Si chiude con tanta elettronica, rallentatissima, in "Surrender", una scelta in completa opposizione con l'apertura del disco. Come se queste dieci tracce servissero proprio a far maturare la "nuova coscienza" che dà il titolo all'album. E il messaggio che passa è che, forse, se siamo tutti figli dell'anarchia, invece di contribuire al casino dovremmo fermarci un attimo a riflettere meglio. Sulle cose, sulla vita. Sulla musica.

Un bel side project. Che avrà bisogno di nuova linfa vitale per emanciparsi del tutto dal corpo da cui la costola si è staccata. Che dovrà smussare le sbavature e raddrizzare qualche arrangiamento. Ma le buone idee ci sono. E non sarebbe male ascoltarne un paio un concerto degli A Toys.

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La recensione A New Consciousness di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-12-20 00:00:00

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