Brunori S.A.S Vol. 3: Il cammino di Santiago in taxi 2014 - Cantautoriale, Pop

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Raggiunge punti veramente toccanti, ma non tutto convince.

Parto col raccontarvi le più belle. “Arrivederci Tristezza” parla di uno che ragiona con la propria testa (nel senso: Lui e il suo cervello dialogano in continuazione). Lui vuole provare a vivere il momento, goderselo per quanto possa durare. Che poi ci riesca sul serio, magari, è un altro discorso. Una vita tanto pensata e poco vissuta, insomma. “Le quattro volte” è più o meno sulla stessa linea. E' come quando si dice che i più abili procrastinatori siano quelli che continuano a fare liste delle cose da fare e alla fine non fanno nulla. Qui stila i vari step sufficienti a costruire un'esistenza: finire le elementari, la maturità, trovare il lavoro, la moglie, la famiglia, la pensione. Ricorda “Ma che discorsi” di Silvestri, scorre leggera e serena ma comunica un senso di distacco, di prudenza verso i sentimenti. Può avere anche un chiave di lettura speranzosa in quel “si può nascere un'altra volta”, anche se quel “gelo dentro al cuore”, a mio avviso, pesa.“Maddalena e madonna” è la migliore del disco. La vedo come un'ipotetica seconda puntata di “Guardia 82”: gioca sul nascondersi in un passato anni 60 e terrone dove si dipinge questo amore durato un attimo e già congelato nel tempo. E lo fa in maniera sontuosa, con gli arrangiamenti grossi che si aprono a dovere su una storia a suo modo semplice e quindi ancora più facile da immaginare. “La vigilia di Natale” è il rimpianto descritto in famiglia, con i figli e la voglia di scappare anche se, poi, si rimane fermi. Poi, “Nessuno”, che è una ballata tra Beck e Neil Young, autodeprecante e cinica. Lui si svela narciso, insicuro, con un autostima praticamente nulla. Colpo di grazia per uno che ha tanto bisogno degli altri e al contempo non riesce a condividere niente con loro.

Poi: “Sol come sono sol”, “Kurt Cobain” e “Pornoromanzo” non sono brutte ma messe a confronto con le altre diventano più piccole. Le due da depennare invece sono “Mambo Reazionario” e “Il Santo Morto”. Sono divertenti, funzioneranno anche bene dal vivo (e ovviamente non c'è niente di male) ma sono davvero eliminabili. Una parla di un probabile ex sesantottino che invecchia e diventa borghese, l'altra di signore di una certa età che si lanciano in scenari alla Uomini e donne. Sono un cose già viste e riviste e i giochi di parole sono fin troppo tirati, al limite del demenziale.

In ultimo, i suoni: sono enormi. Il lavoro fatto da Taketo Gohara è sorprendente, sia quando la canzone è molto semplice e lineare (“Sol come sono sol”) sia quando deve esplodere maestosa (“Maddalena e Madonna”, “La viglia di Natale”, “Kurt Cobain”). C'è un gioco di tanti elementi, elettronici e no, abbastanza vicino al Capossela da circo. C'è una pulizia straordinaria che sa valorizzare ogni singolo accordo.

Ora: Dario Brunori, ha un tipo di sensibilità che tanti altri cantautori non hanno. Se nel primo disco si presenta come un piacione naif e leggero che ti racconta la sua vita, poi scopri una tristezza di fondo, come se in qualche modo questa fosse obbligata a uscire. Nel secondo si nasconde dietro storie di altri, tanti poveri cristi che si sono rovinati da soli, tipo i personaggi tristi Abatantuono, tipo la normalità che non interessa più a nessuno, e la vita diventa sopravvivere alla moglie che ti fa mancare l'aria, i punti fedeltà al supermercato, sognare l'infermiera con le tettone, le slot machines, ecc ecc. Le canzoni sono allegre, con le rime a volte stupide, ma si caricano di maliconia. E' la cosa che apprezzo di più di Brunori, la sua cifra stilistica agrodolce, può piacere o meno ma credo sia importante notarla. Nel terzo disco – e dei tre è quello che mi piace meno - questo equilibrio si sposta un po'. Ci sono meno storie, è meno fantasioso, più che altro credo che Brunori sia bravissimo a creare il romanzetto rosa dal retrogusto nero, e qui ce n'è meno.

In sostanza: penso sia un concept sulla solitudine, e in questo momento storico ci sta benissimo. A tratti è toccante, altre volte non scorre come dovrebbe, più pensato del dovuto, e un po' con il vizio di cercare la canzone rotonda che piaccia a tutti. Cinque sono veramente belle, potenti, le altre meno. Aspetto il "Vol.4".

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La recensione Vol. 3: Il cammino di Santiago in taxi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-02-17 00:00:00

COMMENTI (6)

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  • max10 10 anni fa Rispondi

    Qualche settimana fa' avevo commentato dicendo che il disco era buono mentre ora dopo decine e decine di ascolti devo dire che il disco e' fantastico, le canzoni ti entrano dentro piano ma inesorabilmente, anche "Mambo reazionario" mi piace, per me questo e' il disco Italiano dell'anno fino ad ora, senza se e senza ma!

  • max10 10 anni fa Rispondi

    A me piace, magari non e' un capolavoro ma almeno un 7,5/10 ci sta tutto, poi i gusti son gusti....
    "Kurt Cobain" per esempio a me non dispiace affatto!
    Nella recensione qui sopra l'autore cita tra i brani "Tu sei mia" ma non c'e' nessun pezzo con quel titolo nel disco!!

  • pisciulitto 10 anni fa Rispondi

    Sono diversi album che indicate come "disco della settimana" e poi nella recensione li descrivete come non del tutto convincenti: non vi sembra che sia una contraddizione??? Forse a volte è sufficiente il nome dell'artista per meritare la copertina???

  • emilianocalori 10 anni fa Rispondi

    La recensione copia il mio commento. Però (o forse per questo) in parte condivido

  • IndieDiProvincia 10 anni fa Rispondi

    I primi 2 volumi mi sono molto piaciuti, questo un pò ( un pò molto) meno.

  • 10 anni fa Rispondi

    disco davvero brutto, al contrario di quello di Dente che mi ha stupito.