Bad Apple Sons My Dear No Fear 2014 - Noise, Alternativo, Post-Rock

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Noise-rock maledetto e visionario quello dei Bad Apple Sons: Il più folle passato e il presente più oscuro affratellati dentro lo stesso delirio sonoro.

Fu esattamente nel 2008 che dedicai qualche riga d’encomio ai Bad Apple Sons, in occasione della loro meritatissima vittoria al “Rock Contest” di quello stesso anno. Li ritrovo nuovamente oggi, a distanza di 6 anni, a legittimare quell’investitura con un’opera seconda autorevole e matura (dopo l’omonimo debutto del 2010). Meno ragazzi e più uomini, i quattro rockers fiorentini - dopo aver assorbito molecolarmente una moltitudine di ascolti nei propri impasti creativi - palesano con “My dear no fear” una personalità stilistica che se tanto prende dai grandi e riconoscibili padri putativi altrettanto restituisce con rinnovata freschezza.

Il cupo romanticismo nickcaveano che traspare dal titolo ci anticipa solo in parte la turbolenta carica esistenziale che scuote e scarnifica le nove tracce dell’album: l’accorta produzione artistica di Paolo Mauri (uno che la sa lunga!) riesce a capitalizzare al meglio il patrimonio noise-rock portato in dote dalla band toscana trasformandolo in un amplificatore sonoro di angoscia psichedelica e schizofrenia post-punk, in quella che a tutti gli effetti incarna un’efficace rappresentazione sonica delle umanissime paure come da tempo non si ascoltava in Italia: la follia metallica di “Free Neural Enterprise” avrebbe potuto interpretarla il buon Blixa Bargeld di venti anni fa, “My dear and fear” e “Cowards” vomitano da ogni accordo epici amperaggi, lo sferragliare maledetto à-la-Cop Shoot Cop di “Tempest party” fa pendant con quello lugubre di “Black monkey”, e se nei 9 minuti di “Ascend” ritroviamo tra le lamiere contorte uno psycho-blues agonizzante, violentato e irriconoscibile, nella conclusiva “Stop shakin’ rope” intravediamo le distorte visioni doorsiane nell’atto di flirtare con la disperazione degli Swans.

Come quattro registi consumati dall’istinto i Bad Apple Sons orchestrano sullo stesso sfondo deflagrazioni elettriche e livida staticità, rabbia primordiale e urticante teatralità, affratellando dentro lo stesso delirio il più folle passato e il presente più oscuro.

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La recensione My Dear No Fear di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-24 00:00:00

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