Closure The memory of a Madman 2014 - Rock, Progressive, Alternativo

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Grande tecnica e impegno per un progetto dai toni vintage

Mi ricordo di una conversazione con amici che suonano in una band qualche settimana fa, si stavano scannando su dove e come avrebbero dovuto registrare il prossimo album. C'erano il conservatore e il progressista. Studio o home, fatto bene? Sono scelte. Ognuno può scegliere quello che vuole, ma nel 2014 siamo in grado di avere una scelta e non è poco.

Con questo dove voglio arrivare? Da nessuna parte, però una componente fondamentale che balza all'orecchio immediatamente in questo disco è sicuramente la produzione. È stato registrato in studio, uno di quelli veri e attrezzati, dove si spendono i soldi probabilmente, con strumenti analogici. E proprio il "caldo dell'analogico" appunto si sente forte e chiaro, anche quando la parte rock lascia spazio agli inserti più elettronici, ci si accorge che non sono synthettini finti fatti al portatile, ma strumenti veri più vintage. Bene, "Memory of a mad man", questo disco dei Closure, è un disco vintage. Loro stessi, sono una band vintage. Si intuisce facilmente già al primo ascolto tutto l'immaginario a cui si sono ispirati, la psichedelia, Syd Barrett, e i '70 con lo sballo. Ma si sente anche che non sono dei drogati. Fanno le cose seriamente, a volte pure troppo.

L'album è un concept, che parla di un matto, Mark Mullighan, che viene rinchiuso in un manicomio. Di fatti nel disco sono apprezzabili gli effetti sonori stranianti e le voci nella testa, se non fosse che quest'ultima assomiglia troppo a Eminem, giuro, ascoltate "Kraken" e datemi torto se ci riuscite.

Per il resto, gran schitarrate e gilet di pelle marrone su camicia bianca. Di sicuro, grande tecnica e impegno nel progetto, che sia anacronistico e non troppo originale è una scelta, ma tutto sommato un tributo costruito molto bene.

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La recensione The memory of a Madman di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-29 00:00:00

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