Tiziano Russo, in arte Lo Spinoso, cerca la via d’uscita con un fingerpicking esasperato. Bravo a suonare, un po’ meno nei testi.
Nomen omen. Vero: il nome, anzi, il nickname, è un presagio. Tiziano Russo è Lo Spinoso e la sua pelle è tempestata da fitti aculei. Usati per difendersi da una società falsa e imbolsita, per lanciarsi all’attacco di un mondo cattivo e maleodorante. A modo suo. Con le canzoni, con la fissa del fingerpicking, con una band pronta a spianargli la strada. “La mia nuova vita leggera” è il risultato di “due anni di chiusura in se stessi”, undici episodi malinconici e introspettivi. Non privi di difetti. Vero, le liriche cercano una via di fuga dalla banalità offerta dalla premiata ditta cuore/amore puntando su tematiche da sempre vincenti come l’interiorità (chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?), peccato siano poco o nulla suggestive. Colpa di qualche rima al bacio non particolarmente riuscita, di un lessico a livello di sopravvivenza, condannato senza appello da un abuso manifesto di termini come “così”, “qua”, “lì”, “mai”, “più”. Senza contare qualche frase contorta e un’ardita licenza quale “Non è così bellissimo come dicevi tu".
Poi c’è un fingerstyle nei confronti del quale Lo Spinoso si dimostra preparato. Pizzicare le corse (acustiche e non) è un’arte e il cantautore romano dimostra di saperci fare. Belle e minimali le melodie, impreziosite da una componente ritmica all’altezza della situazione e dagli interventi di una tastiera vintage che cuce e ricuce. Poche le divagazioni (“Frammenti”, sembra quasi un pezzo di Moltheni vecchio stile), il che potrebbe essere considerato un limite, però di sostanza ce n'è e Tiziano Russo, alla fine dei conti, può essere considerato un personaggio quantomeno interessante. Sempre che si metta in testa di cercarsi un paroliere…
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La recensione La mia nuova vita leggera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-14 00:00:00
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