DonnaKatya and the SuperFeed Poetry is not good to eat 2014 - Cantautoriale, Indie, Pop rock

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Leggerezze complesse e canzoni sognanti. Donna Katya and the Superfeed inseguono la bellezza.

Leggeri si può. E non per sopperire alla mancanza di peso o di sostanza. E poi muoversi su piani più complessi e articolati senza mai perdere la tenerezza. Già, si può. “Poetry is not good to eat” è lì a dimostrarlo, a confermare la tesi secondo la quale la leggerezza può essere la chiave di tutto. Anche per entrare in un flusso di canzoni lievi, accomunate da un’elettronica sognante, nient’altro che il principale punto di forza di Donna Katya and the Superfeeds, moniker dietro il quale si nasconde il nome di Katya Scarpulla, già cantante dei Chinasky.

Attorno a una ben riconoscibile capacità di comporre melodie pop perfette (è il caso di “Brothers and friends” ma anche di “Family affair”), l’ensemble veneto gira attorno al tentativo, ben riuscito peraltro, di spostare il proprio baricentro in direzione di altri obiettivi. Ecco quindi le spore acustiche (e malinconiche) dell’opener “Grapevine rows”, le atmosfere country della title-track, le velleità dream pop di “Love on tape”, la psichedelia di “Pillow pills”, le oscurità di “One year after”. Il suono delle chitarre, il ruolo del computer, i cori inscenati dai Superfeed di Marco Pagot (consigliato l’ascolto con un paio di cuffie affidabili per carpire la ricchezza degli arrangiamenti) assieme alla voce limpida e forte di Donna Katya rendono il disco piacevole e denso. Un disco che, in fin dei conti (e date le premesse) non può far altro che inseguire la bellezza, per crearla e assaporarla. E che, a partire  dal titolo, suona come un inno alla spiritualità.

 

 

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La recensione Poetry is not good to eat di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-19 00:00:00

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