Morning Tea Nobody Gets A Reprieve 2014 - Pop, Folk

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Folk dilatato e onirico ideale per le stagioni lente: piacevolmente perdersi tra panorami straordinari.

Seguendo certi pensieri ci si perde facilmente, basta alleggerire il corpo e rimandare consapevolmente gli impegni ordinari, soltanto un po’: se ci riesci s’apriranno panorami straordinari, e sullo sfondo i colori delle montagne che non sembrano mai del tutto reali, le sfumature di case mai finite che cambiano solo per il passare dl tempo, le persone che camminano lungo la strada di fronte, cariche di obiettivi quotidiani che vorresti avere anche tu, vestite come vorrebbe tua madre, normali quanto basta.

Il folk dilatato e onirico di Morning Tea (aka Mattia Frenna) è la pausa che ci prendiamo con forza, il momento in cui non c’è spazio per rabbia, nervi, scelte, ma ci siamo noi e tutto quello che di noi dobbiamo ancora scoprire, c’è il giorno e i suoi contorni sempre meno nitidi da ripassare, da riempire, senza fretta. E ancora l’attimo del risveglio la domenica mattina, come pure quello delle albe brumose negli infiniti inverni, nelle stagioni lente, nei percorsi circolari che riportano sempre allo stesso interrogativo, ed è allora che ti scansi, un passo di lato e si ricomincia.

Ogni traccia ha il godibilissimo peso di un sogno, il portamento di una elegante uscita di scena, la presa morbida e il calore di un piccolo fuoco notturno che ti protegge nel silenzio, l’abbraccio che mancava: da “Peckinpah” che evoca danze di piazza tra fiaccole e spiriti accesi mentre un capitolo si chiude, a “Last Night” che mi commuove e poi mi culla quasi fosse una nenia dolcissima per stemperare le paure nel sonno, ed è bellissima; e poi la chitarra di “A Place Like Home” che è l’esatto istante in cui il sole scende ed esplode in quelle tinte inafferrabili e magiche, la tristezza cristallina e necessaria di “Ash In The Morning”, l’universo iperstellato che ci conquista subito di “If There Was A Start This Could Be The End” .

Ogni cosa ha un senso, segue il suo percorso, a comporre panorami straordinari: un disco di tenerezze lievi e sguardi intensi, ideale per le stagioni lente, seguendo certi pensieri, per piacevolmente perdersi.

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La recensione Nobody Gets A Reprieve di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-01 00:00:00

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