ME AFTER YOU Foughts 2013 - Punk, Indie, Shoegaze

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Composizioni magmatiche e umorali, davanti alle quali rimane difficile non sobbalzare dalla sedia per la grande intelligenza musicale

Digitando “Me After You” su Google, l’oracolo virtuale restituisce un risultato curioso, ossia: un membro su due proviene dalla città della Sirenetta (Copenhagen) ed entrambi sono ivi residenti, la produzione è di Andy Miller (e quindi Scozia), già dietro alla console per Mogwai, Arab Strap, The Delgados e a presiedere i lavori, la statunitense Custom Made Music, etichetta dedita a post-punk et similia. Dietro i tamburi di questo atipico duo, siede invece un italianissimo Federico Festino, milanese purosangue, vero e proprio anello di congiunzione con noi mestatori di italiche prodezze sonore.

E comunque, al di là di certificati di provenienza, ciò con cui abbiamo a che fare è un signor disco di bluegaze (come lo definiscono i loro stessi creatori) o, per essere più chiari, una sorta di post-punk sui generis, suonato soltanto con un basso (scurissimo) ed una batteria (minimal). Di stanza a Copenhagen, Professor Leonard Seabrooke e il già citato Federico Festino, danno vita al progetto Me After You sfornando questo debutto, “Foughts” appunto, che trae ispirazione tanto dalla scena post-punk di ormai tre decadi orsono (Killing Joke, Bauhaus) quanto dal noise rock a stelle e strisce più proteiforme (Cop Shoot Cop, Big Black). Composizioni magmatiche e umorali, davanti alle quali rimane difficile non sobbalzare dalla sedia per la grande intelligenza musicale e le molteplici fogge che queste assumono nel loro farsi corpo e note. Prendiamo, ad esempio, l’iniziale “Little Boy/Fat Man”, tutta imperniata sulla dicotomia piano/forte o “Out Of My Mind”, basso killer che incede e batteria a doppiare le pennate sino a che la voce megafonica di Seabrooke entra a sparigliare le carte. O la catatonica “Revolt”, che sa di acciaio e altoforni.

All’interno delle dieci tracce c’è anche spazio, però, per veri e propri processi di mesmerizzazione, è il caso della meravigliosa “Retrospecting” o dell’ipnotica “3”, che ci inducono stati di coscienza altri. Per dare un ulteriore tocco di “belpaese”, non possiamo non menzionare la cover de “Il Primo Dio” (in lingua inglese) dei redivivi Massimo Volume. Ottima prima prova per questo duo italo/danese, un vero e proprio excursus in trent’anni di musica tonale, abbracciando due continenti e con un piglio del tutto personale. Ad un passo dalla lode.

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La recensione Foughts di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-06 00:00:00

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