THE LAST VINCI THE LAST VINCI 2014 - Rock, Pop, Indie

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Tutta la potenza del post grunge in un album dall'indirizzo internazionale

The Last Vinci è un progetto che nasce dalla mente di Alessandro Vinci (già membro dei No Conventional Sound) e che è stato portato avanti con il supporto dei Satellite. In effetti la formazione ad oggi è ancora un po’ confusa: The Last Vinci è Alessandro Vinci, ma è anche A. Vinci + i Satellite, entità che in ogni caso restano separate. I Satellite (che inoltre a breve pubblicheranno un EP, ma non sotto questo nome) sembrano essere più la band di supporto di Vinci che parte integrante del progetto, anche se il loro valore aggiunto non si può dire che sia quello di semplici strumentisti.

L’album nasce a cavallo tra Torino e l’Irlanda e probabilmente è anche grazie a questa produzione transnazionale che il disco ha un suono e una forma-canzone così influenzati dal rock internazionale post Nirvana: se in una playlist di gruppi come Foo Fighters e Pearl Jam si inserisse il nome The Last Vinci, questi ultimi si mimetizzerebbero senza troppi problemi.

«Yesterday is history, tomorrow is a mystery but today is a gift, that's why it's called the Present.» Inizia così “The Last Vinci”, con una citazione del lungometraggio animato “Kung Fu Panda”. Un insegnamento dato da un maestro ad un allievo che qui si trasforma in un input per l'inizio del viaggio: qualsiasi cosa sia successa ieri, qualsiasi cosa accadrà, qualsiasi cosa ti racconteremo e ascolterai, ricorda chi sei e goditi quello che hai. Il disco prosegue verso rimandi spiccatamente post grunge, dai Nickelback (“This is you”, “Free From Yourself”) ai crescendi tipici dei Foo Fighters (“Thanks for Everiday”, “Every Movie End”), con intermezzi che puntano ora al grunge dei Soundgarden (“Next Killers”), ora al punk (“Follow Your Orders”). Chiudono la scaletta la pessimistica “No Place To Hide” e la relativa ghost track “Take It Back”, un divertissement a cappella.

Saturo di chitarre, ritmo incessante, potenza pura. Persino quando si decide di smorzare con la ballata in acustico “You Make Me Brave” i nostri non possono fare a meno di lasciarsi andare nel finale. Gli undici pezzi racchiudono in loro stralci di vita: amicizie perdute, ferite, lotte con se stessi e col mondo. Argomenti tanto personali quanto generici, trasversali a praticamente ogni vita. L’unico vero difetto dell’album è la pronuncia di Vinci che, per quanto comprensibile, lascia trasparire fin troppo la spigolosità derivata dall’origine italiana - i rischi che si corrono non cantando nella propria lingua madre. Ma escluso ciò “The Last Vinci” resta un lavoro carico di adrenalina e ben costruito, che non sfigura nonostante gli illustri confronti. La cura della produzione, la forza e la determinazione con cui si suona, l’arrangiamento, la bravura dei musicisti, le canzoni: i cinque torinesi non hanno da invidiare nulla a nessuno.

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La recensione THE LAST VINCI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-06 00:00:00

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