Onirico, la raccolta di Ivan Granata: un fiume in piena di creatività per chitarra.
Classica, acustica, con o senza effetti è la chitarra la protagonista di "Onirico", l'album interamente strumentale di Ivan Granata, musicista e compositore barese, un fiume in piena, come è intuibile già dai primi brani; è il caso di "From East to West", la seconda tortuosa, ferrosa e originale traccia dell'abum, con una chitarra stridente di corde consumate come strumenti da lavoro; se infatti è vero che il primo amore non si scorda mai, nel modo di comporre di questo musicista c'è molto della sua passione per il progressive, un genere musicale che ci insegna ad aspettarci tutto tranne che melodie scontate, così in questo brano come in "Macondo" e "Nina", interamente composta in 9/8, troviamo linee melodiche estremamente originali, a cavallo tra Villalobos e i Sun Kill Moon, ma purtroppo senza la pulizia del primo e senza la capacità del secondo di unire a una chitarra estremamente dura e intimista, voce e testi cuciti su misura.
Il fatto è che "Onirico" più che un album è una raccolta e i quindici brani che vi troviamo hanno storie diverse; alcune tracce sono state composte per partecipare a concorsi, altre sono nate come pezzi per flauto solo, molte sono semplicemente idee, buone idee ma pur sempre in uno stato embrionale che sarebbe stato meglio sviluppare prima di incidere; all'ascolto, infatti, si ha spesso la sensazione di trovarsi di fronte a un prodotto non finito, manca un accurato lavoro di post produzione, fondamentale per un album interamente strumentale di queste proporzioni; insomma, se davvero "Onirico" è una raccolta di sogni sarebbe bello poterli realizzare donando voce ad alcuni, una sezione ritmica ad altri, e magari un nuovo artwork all'intero lavoro, in modo da togliergli di dosso quella costante sensazione di essere un prodotto home made e donargli il riconoscimento che si merita.
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La recensione Onirico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-10 00:00:00
COMMENTI (1)
Per caso ho riletto questa recensione e mi rendo conto che questo non è il posto giusto per la mia musica, approcciarsi all'ascolto aspettandosi delle canzoni è infatti imbarazzante, eppure avevo selezionato il genere strumentale. Altra cosa imbarazzante è considerare l'album addirittura "una raccolta di sogni", io non l'ho mai detto, sono "armonie di un viaggio onirico" e il viaggio lo faccio da solo. Imbarazzante è vedere giudicato l'artwork e l'audio qui, dove si inserisce la sola foto di copertina (a bassa risoluzione) e i file audio sono in mp3, si poteva chiedere il formato CD.
Poi sarebbe interessante sapere cosa intende per "un accurato lavoro di post produzione, fondamentale per un album interamente strumentale", se i suggerimenti sono dare la voce ad alcuni...
Mi ero approcciato a rockit proprio per via della natura home made di questo mio album e mi aspettavo un approccio ben diverso, mi viene in mente una frase del regista Dino Risi, "i critici vorrebbero farci fare i film che loro vorrebbero ma non sono in grado di fare".