The Boiled Broad Beans Made of Glass 2013 - Rock, Alternativo

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Da Firenze un alternative rock al limite del post rock guidato da una voce angelica

I Boiled Broad Beans sono una band che musicalmente vive a metà tra gli anni '70 e gli anni '90, gli ultimi però, quelli in cui il grunge era ormai un ricordo e l'enorme scatola detta alternative rock iniziava a strabordare. La band è guidata da una voce femminile, la quale non può che portare alla mente dai primi minuti un paragone con gli Evanescence e i Lacuna Coil. Con entrambi però per gran parte del tempo l’ep non condivide altro, il lavoro è infatti molto più lento, privo della foga delle due band e del sound etereo proprio di quella dell’Arkansas. L'unico punto in cui vi è un vero contatto tra le due entità è nell’intro della title track, simile - molto simile - a quello classico della band statunitense reso famoso da “Bring Me To Life”. Però il confronto per lo più finisce qui dato che i Boiled per gran parte del tempo declinano il rock in un mood più calmo, più introspettivo. Spesso si è al limite del post rock, con corpose strumentali, intermezzi preponderanti e cambi di ritmo frequenti. Ciò si intuisce già dalla prima traccia, “Nighted Colour”, che si evolve più volte lungo i suoi cinque minuti d’esecuzione, ma si può notare anche in “Broken Doll”, il brano conlcusivo, che parte come una normale ballad ma verso metà abbandona la voce per lasciare spazio alla parte strumentale. “Crazy” invece è la traccia più frenetica; o almeno lo è per metà dato che si divide tra momenti in cui la fanno da padrone lenti arpeggi e momenti in cui delle furiose accelerazione ricreano un’atmosfera proto punk. I cinque fiorentini non riescono proprio a stare fermi dentro la classica forma canzone, ma al contrario si percepisce un’urgenza di uscirne fuori. I cambi sono sempre improvvisi, si passa da ritmi veloci a ritmi più spenti in punti della canzone dove non te lo aspetteresti, ed allo stesso modo in punti dove ti aspetteresti una velocizzazione invece non succede nulla. Il tutto però non appare disordinato, ma anzi i suoni si concatenano in modo naturale.

“Made of Glass” è un disco che scorre abbastanza velocemente, compatto nei suoni ma che lascia respiro per diverse variazioni. Non è un album che spicca per una particolare originalità, ma è un ascolto abbastanza piacevole, confezionato senza difetti e con un comparto musicisti di ottimo livello. È più adatto ad un ascolto ragionato che ad uno fugace, che insomma piacerà più a chi è abituato a fruire la musica compiacendosi di ogni variazione degli strumenti rispetto a chi pretende di riprodurlo in sottofondo ad altre attività o di cantare in coro col gruppo - anche perché i ritornelli sono praticamente assenti.

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La recensione Made of Glass di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-15 00:00:00

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