Un disco banale e cacofonico: c'è ancora molto da imparare.
"Ispirato alle sonorità del folk rock e alla musica di artisti come Bob Dylan, Neil Young, Lou Reed, David Bowie e molti altri." Una frase simile creerebbe in qualsiasi appassionato di musica tantissime aspettative e farebbe premere immediatamente il pulsante Play. Dopo alcune delusioni mi ero ripromesso di non giudicare gli album dal comunicato stampa ma di fronte a nomi del genere speravo di trovare qualcosa di veramente interessante all'interno di "Memories of Forgotten Seasons".
L'utilizzo dello stesso pattern compositivo, le stonature e l'inglese maccheronico fanno si che le 6 canzoni composte da Francesco Liccari finiscano subito nell'oblio. Le memorie delle stagioni dimenticate non ritorneranno mai più.
Fin dai primi secondi di riproduzione si capisce subito che il lavoro è amatoriale, privo di creatività e a tratti inascoltabile. Nonostante sia solo un ep si fa fatica ad arrivare fino alla traccia finale "Sad-Eyed Lady", sia per colpa della scarsa qualità audio, non troviamo infatti alcun bilanciamento tra la voce e una chitarra acustica che a tratti sembra leggermente calante, sia per i limiti vocali di Francesco.
Bisogna ripartire da quel poco che c'è di buono e quindi dall'amore verso il cantautorato e le sonorità acustiche. D'ora in poi sarà necessario abbandonare l'inglese e i giri di accordi da oratorio, iniziando a coinvolgere musicisti più esperti per crescere a livello compositivo. E, se tutto questo non dovesse bastare, si ritornerà con tanta umiltà ad ascoltare da spettatore i grandi idoli del passato perchè, in quel caso, premere il pulsante Play porterà solo certezze e soddisfazioni.
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La recensione Memories of Forgotten Seasons di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-09 00:00:00
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