Kas Bacco Tabacco Venere 2015 - A Cappella

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Storia di un'insufficienza

Senza tanti giri di parole "Bacco Tabacco Venere" è un disco non riuscito. Le motivazioni sono molte ma possono essere raggruppate in due contenitori distinti: quello relativo alla tecnica e quello relativo al contenuto dei brani. 

La tecnica di Kas è acerba, molto. Delivery insufficiente: la consegna delle parole è troppo poco incisiva, a volte sembrano esserci dei veri e propri problemi di pronuncia, soprattutto in chiusura di verso, e le parole spesso non si capiscono. Metrica mal costruita: le frasi di alcuni versi sono troppo lunghe per entrare nei 4/4 e la loro riproduzione porta Kas fuori tempo in alcuni passaggi (in situazioni del genere il problema sarebbe risolvibile aumentando la velocità del rap). Interpretazione troppo omogenea: il pezzo autocelebrativo, quello che parla di problematiche sociali, quello che parla d'amore, tutti sono interpretati allo stesso modo, rendendo il disco piatto a livello emozionale. Non si distingue la rabbia dalla gioia, il dolore dalla serenità, tutto uguale.

Per quanto riguarda il contenuto dei brani il problema principale è legato all'approfondimento dei singoli temi. Potenzialmente il disco avrebbe tutte le carte in regola per esprimere dei concetti interessanti. Il parallelo tra la società e i tre "vizi" che Kas ha abbinato alla notte potrebbe senza dubbio fornire degli spunti di riflessione capaci (perlomeno) di far chiudere mezzo occhio su quanto detto per la tecnica. Purtroppo le aspettative suggerite dal titolo e dalla presentazione del disco non si sono concretizzate: i temi presentati in "Bacco Tabacco Venere" sono spesso sviluppati in maniera appena sufficiente, arrivando, in alcuni casi, allo sconfinamento del tema trattato e al suo abbandono. Solo per fare qualche esempio: in "I requisiti" si capisce che siano necessari dei requisiti per fare qualcosa ma non si capisce bene cosa (forse il rap?); nella title track il "principio in cui credere" rimane solo uno slogan, non c'è una struttura che regga la denuncia; in "Finché non sbocchi" il tentativo di sottolineare alcune condizioni del Paese è mescolato a versi autoreferenziali che nulla hanno a che vedere con il contesto del brano (sempre che Kas non volesse dichiararsi complice di quanto denunciato, ma stento - e non voglio - credere che sia così).

Un disco insufficiente dunque, con molti molti aspetti negativi. A onor del vero è giusto sottolineare che in due tre-episodi (proprio due tre: in "Cruel Winter", "Relax" e "Su il sapore") Kas raggiunge dei livelli più accettabili sia per quanto riguarda la tecnica sia per i contenuti. La speranza resta quindi che questi pezzi siano stati registrati verso la fine del disco e che di conseguenza siano rappresentativi di un miglioramento del rap di Kas.

 

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La recensione Bacco Tabacco Venere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-14 00:00:00

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