Army/Dave Des & Hisashi Che ti guardi 2015 - Rap, Hip-Hop, Elettronica

Che ti guardi precedente precedente

Tra fallimento ed esaltazione, disagio e riaffermazione del sé.

Base ipnotica, allucinata e stringente, per un incastro di strofe sostenuto dalla voglia di liberarsi di qualche peso. La falsità che disturba e sconvolge le viscere, l’essere in balia del giudizio di chi ascolta che non conosce mezze misure, il desiderio di emergere, di far viaggiare le proprie rime ed essere riconosciuti per quello che si fa e si è.
Le rime di Army sputano rancore e disprezzo verso “volti pronti a divorarti, corpi striscianti come le anguille”, e costruiscono uno schizofrenico discorso a due voci. La prima è quella dell’odio, dell’indipendenza, del distacco sprezzante, di chi sa di essere una goccia d’acqua nel mare, la seconda è quella di una supplica mascherata dell’ego, a essere riconosciuto, apprezzato, adulato: “me ne infischio se fallisco, deglutisco ogni spicchio d'odio io non spicco e fisso cado a picco, altro che disco d'oro / tizio losco, rischio grosso / contro ogni fischio e giudizio vostro / i bastardi codardi li riconosco / per loro è già tardi li disconosco.
Però il ritornello per il tema, un po’ troppo usato e abusato, non stupisce: un delirio di onnipotenza, una riaffermazione del sé e delle capacità artistiche messe in gioco dai quattro (Dave, Army, Faser e Hisashi): “Meglio che non vieni a fottere con noi / regali la tua carcassa agli avvoltoi / in giro mi conoscono come hit boy / e in fondo non so come biasimarli... / lacero arti, strazio infami, squarto infanti, noi bugiardi / voi codardi, vi squaglio come burro vi riduco in mille parti / come canti, no nel senso come canti / metti metti Dave, Army, Faser e Hisashi / mi chiedo ancora che ti parli / che ti guardi, che ti guardi!
Più convincenti le strofe, Dave Des lascia alcune immagini suggestive: “porto bracciali di gabbie mentali (…) Sono la macchia negli occhi dopo che guardi il sole”. Resta un po’ l’amaro in bocca per gli stereotipi del disagio, ma tra fallimento ed esaltazione dichiarati si percepisce un superamento della superficialità.

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La recensione Che ti guardi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-19 00:00:00

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