Undici canzoni, undici spaccati di vita legati tra loro da un grande filo conduttore: la voglia di tornare protagonisti, risollevarsi, essere più umani in un mondo pieno di maschere e alter ego.
Undici canzoni, undici spaccati di vita legati tra loro da un grande filo conduttore: la voglia di tornare protagonisti, risollevarsi, essere più umani in un mondo pieno di maschere e alter ego. In questo senso, "Avere Trent’anni" è l’inno perfetto di una generazione che deve ritrovare la strada verso il completo riscatto con rinnovato vigore.
Pop-rock nudo e crudo quello dei quattro comaschi de Il Rebus, che mescolano una voce tagliente, a tratti molto simile a quella di Francesco Renga versione Timoria, a suoni notevolmente più internazionali, in larga parte americani. L’associazione più ovvia e immediata è con i Kings of Leon.
Tantissime le citazioni letterarie, da Primo Levi a Gabriele D’Annunzio, segno di una grande maturità artistica e culturale che permette di entrare ancora più a fondo nei temi trattati in ogni canzone. Forse, però, l’anello debole del progetto sta proprio in questo, cioè nell’eccessiva ricerca letteraria e grammaticale. Molto spesso si può esprimere un grande concetto in poche e semplici parole, rendendo tutto più scorrevole già a primo ascolto. Ci ritroviamo di fronte testi impegnati, da ascoltare più di una volta per capirne il reale e profondo significato, mescolati a musiche molto più fluide, facilmente assimilabili.
Molto interessante anche l’idea di spezzare per due volte, in due parti distinte del disco, il flusso musicale con due veri e propri monologhi facenti riferimento a temi attualissimi: "Nei Ghetti d’Italia…" e "…Questo non è un Uomo", due canzoni unite dal peso di un presente e di un futuro che, per molti stranieri giunti in Italia, sono pieni di nulla.
Nel complesso è stato raggiunto un ottimo risultato, anche grazie alla cura meticolosa da parte di un professionista indiscusso della musica italiana quale è Max Zanotti, che ha scelto di curare la produzione artistica de Il Rebus in toto.
“A Cosa Stai Pensando?” Semplice, Il Rebus è risolto.
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La recensione A Cosa Stai Pensando? di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-05 00:00:00
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