Armenia REBOOT (Live) 2015 - Strumentale, Sperimentale, Elettronica

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La polaroid su disco del primo live set del 2015 di Armenia: elettronica chiaroscurale, in odor di kraut-rock, dal pathos altalenante.

Attivo sul fronte della sperimentazione elettronica fin dagli inizi degli anni ’80 con la formazione degli Elettra, prima, e con i Distesa, poi, Armenia raggiunge il suo nirvana creativo solo nella sua dimensione solista, dagli anni ’90 in poi, grazie ad una serie di progetti che, senza snaturare il pionerismo degli esordi, si distinguono per maggiore umoralità e aperture cromatiche.
“A new beginning” del 2011 è l’ultimo della serie ed evidentemente per lo stesso Antonio Armenia rappresenta tuttora anche il più completo e importante, tanto da meritarsi una nuova e nobilitante collocazione all’interno di un album dal vivo registrato a Genova in occasione del suo primo live set del 2015. “Reboot”, infatti, recupera gran parte dei brani di quel disco strumentale – più tre inediti di recente produzione – vestendoli di nuovi arrangiamenti e di una ritrovata emotività che, giocoforza, solo la presenza fisica di un pubblico amico avrebbe potuto far deflagrare.

I dieci brani in scaletta si sviluppano lungo un riconoscibile neurone kraut-cosmico di scuola teutonica, percepibile fin dall’opener “Under sky”, o assolutamente dominante come nella fluttuante “Secret heart”, sul quale via via il compositore ligure innesta filamenti ambient, industrial, retro-futuristici (“You are the task”) o velatamente danzerecci in chiave future-pop (“Slave”). Alle sfumature dark-ambientali di “Lead me to lines”, agli striscianti sentori space-orientaleggianti di “Saving energy” e alla piacevole schizofrenia di “Quantum dot” (una sorta di Herbie Hancock transistorizzato in sistematico cortocircuito) l'onere di alleggerire provvidenzialmente una latente ripetitività di schemi che – sommata alla relativa brevità delle composizioni, che talvolta sembra castrare possibili sviluppi, anche concettuali – a lungo andare avrebbe rischiato di annacquare il livello generale di pathos. Pathos, comunque, che difficilmente verrà meno ogni qual volta il materiale di “Reboot” potrà godere della complicità di uno scenografico contraltare visivo.

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La recensione REBOOT (Live) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-04 00:00:00

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