Giuseppe Righini Houdini 2015 - Cantautoriale, Elettronica

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Con “Houdini”, Giuseppe Righini si getta con decisione tra le braccia dell’elettronica. Mantenendo intatto il proprio talento.

Giuseppe Righini torna a quattro anni di distanza da “In apnea” (tralasciamo volutamente il divertissement “Enciclopedia completa di uno sconosciuto”), l’album che, in qualche modo, era riuscito a consacrare un talento di tutto rispetto. “Houdini”, a differenza del predecessore, vira con decisione verso un’elettronica più consistente, in grado di architettare suoni dominati da synth anni ’80 (anche se fanno capolino anche chitarra, basso, batteria e violoncello) e, al tempo stesso, da un’indiscutibile attrazione per la melodia.

La voce del cantautore romagnolo cavalca dieci canzoni calde e avvolgenti, divise tra richiami ai Depeche Mode, spizzichi di Franco Battiato anni ’90, rimandi agli Air e ai Subsonica. E se “Magdalene” possiede un indubbio appeal radiofonico, “Monge motel” riesce nell’impresa di citare i Joy Division di “Love will tear us apart” (“L’amore ci separerà ancora"), mentre c’è una “Amsterdam” che sembra scritta apposta per omaggiare i Diaframma del tempo che fu (“La nostra canzone sarà Amsterdam”).

Scritto a Berlino ma registrato nel Belpaese, “Houdini” è un lavoro che Giuseppe Righini ama definire “apolide”. Quasi una dichiarazione di intenti, un approccio verso una possibile via di fuga, un liberarsi dalle catene. D’altra parte, Harry Houdini, al quale il disco è dedicato, non era forse un campione di escapologia?

 

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La recensione Houdini di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-16 00:00:00

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