Vanishing Floor s/t 2004 - Rock, Grunge

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Bella copertina - che farebbe impazzire ogni buon studente d'architettura - per i Vanishing Floor. Sequenze di scenari da periferia urbana con lampioni e strisce pedonali, per un album che, non brillando per originalità, è comunque potenziale ambrosia per ogni feticista del genere. Sulla strada si staglia una fantasmatica sagoma d'uomo, forse ad emblema della tristezza mista a impotente rabbia che il grunge, da sempre, vuole esprimere. E qui trattiamo di un demo di tre canzoni (gioisco della brevità... finalmente!) che è una vera e propria epitome del genere. Nella memoria rispolvero allora la camicia a quadri... i rimbalzini sul charleston alla Dave Abruzzese... le chitarre che strillano monolitici re, la voce stirata in lunghi e goduriosi eeehhhhhhh oooooohhhh uuuuuhhh yeeeeaaaaaaahhhhuuuu... Evviva dunque... il mio primo demo grunge! Sapevo che o prima o poi sarebbe arrivato e pregustavo il momento d'infinita gioia - momento in cui finalmente avrei sfoggiato le mie ampie conoscenze in materia. I ritmi dispari con voce gutturale e accordi in re sono giunti ad allietare le mie orecchie, ormai da tempo orfane di Layne Staley e Chris Cornell (pure lui morto, anche se pochi se ne sono accorti). Iniziamo dunque, bando agli indugi citazionisti!

Fra Stone Temple Pilots e Silverchair il cantato dell'ottima "Desert" - le cui trame chitarristiche con riff killer in accordatura aperta ricordano il Jerry Cantrell di "love, hate, love". La voce è potente e somiglia molto a quella di Mike Patton. La canzone è un po' lunga e prolissa, ma se così non fosse... che grunge sarebbe? Con "Dani" affiorano sonorità più vicine ai Pearl Jam di Ten o ai Mother Love Bone di "Crown of thorns", mentre in "4f" subentrano chitarre funkeggianti in area Ritmo Tribale psycoresonico, con una voce che non invidia nulla a quella degli Incubus.

Che dire? Il demo m'è piaciuto assai e l'ho ascoltato più volte con grande piacere. Non posso dire si tratti d'un prodotto originale, però i ragazzi fanno bene il loro lavoro, e si sente che suonano con vera passione per i modelli cui s’ispirano. Chissà che un domani non decidano di liberarsi del loro bagaglio in parte sorpassato, e comincino a camminare con le loro gambe. Credo possano fare ottime cose.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-01-06 00:00:00

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