Rich Apes Giovedì 2015 - Rock, Pop, Etnico

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Rock virtuosistico, a tratti etnico, molto strumentale

Voci, chitarre, basso, batteria e qualche inserto di flauto, contrabbasso e didjeridu, un antico strumento a fiato. Sono questi gli elementi che fanno spaziare “Giovedì” dal rock all’etnico. “Quando viene” è una bella apertura rock scanzonata, seguita da “Mea culpa”, un brano più articolato ed ermetico che dimostra la competenza tecnica del gruppo. “Le pause di Mirko” è il primo dei nove pezzi strumentali che fanno da cuscinetto tra una canzone e l’altra. “Funkazz” vira naturalmente sul funky mentre con “Shicao” e poi con “Danza bipolare” c’è la svolta etnica. “Storia d’amaro” è un pezzo interessante, forse il più cantautorale e sentimentale. La chiusura del disco è il gioco di voci di “Canto sovrano per piccoli pooh”.

La produzione e le parti cantate possono essere migliorate. Le parole non risultano sempre facilmente comprensibili (“Verità”). In effetti sarebbe opportuno anche togliere dai (pochi) versi sbavature e cali di tensione. Il lavoro dei Rich Apes, composto da 17 tracce, è ricco e complesso, senza paura di essere disomogeneo, ed è intessuto di citazioni, a partire da alcuni titoli come “Celte notti”. A qualsiasi band però non può bastare una tecnica ineccepibile: bisogna offrire al pubblico qualcosa di più, un motivo valido perché un appassionato di musica scelga “Giovedì” e nient’altro, è necessario trovare un quid nei testi o nel genere che renda il disco unico.

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La recensione Giovedì di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-15 00:00:00

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