Lemon Lights Empty Space 2015 - Techno, Elettronica, IDM

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Un disco per tarde e vuote notti solitarie.

Proprio come per i gruppi rock, ci sono sempre artisti che producono suoni accessibili e destinati ad avere un ampio appeal: è impossibile indovinare quale arcana combinazione di stile, tempi, marketing, magia e fortuna stia alla base del successo di un gruppo o di un singolo produttore. Qualunque sia questo segreto, sembra che Alessio Corasaniti, aka Lemon Lights, sia sulla buona strada per raggiungerlo. Certo, se si fosse chiamato Sascha Ring e avesse incominciato a diffondere il proprio sound al Berghain di Berlino, in questo momento staremmo parlando di un artista riconosciuto a livello internazionale. Ma a soli 24 anni si può ancora sognare, no?

Nonostante Lemon Lights sia al suo primo lp, dimostra una grande padronanza di sonorità complesse e difficili da amalgamare tra loro. Il ragazzo mastica e tramuta il sound della batteria in cupi battiti alieni, gioca sul sintetizzatore per creare soffici e nebbiosi cuscini che, cuciti insieme alle voci androgine in stile M83, culleranno l'ascoltatore verso un sogno caratterizzato da un viaggio teso verso l'autoriflessione.

Lo stile di Lemon Lights è troppo fine e troppo rilassato per essere catalogato come puro techno: il producer romano non è interessato al dancefloor, bensí alla sofisticazione delle tecniche che sono alla base del suo sound. Così come per Calvino che in Lezioni Americane preferiva la leggerezza alla pesantezza della scrittura, anche Alessio avrà sicuramente dedicato tempo alla "sottrazione di peso" per rendere "Empty Space" un locus amoenus dove il silenzio è rumore per chi lo ascolta da solo.

La traccia iniziale, "Instant", è un trionfo dream pop dove il synth iniziale disegna linee morbire e avvolgenti. In "See you", invece, un mare di beats si scagliano contro una voce dolce e carica di rivebero come onde che si infrangono sugli scogli.
È difficile individuare la traccia portante dell'album in quanto "Empty Space" si presenta non come un lavoro frammentario ma come un'opera compiuta: quasi un concept album. "Dance there upon the shore" probabilmente è il pezzo più significativo, non perché sia migliore degli altri, ma per la sua carica semantica. Con i suoi ritmi graffiati rubati ai Moderat e un pianoforte malinconico e avvolgente, scatena emozioni tra loro contrastanti nell'ascoltatore.
"A Long Distance", traccia di chiusura, non è solo l'epilogo di "Empty Space", ma è simbolo della catarsi che avviene alla fine del sogno vissuto durante tutta la durata del disco.

Lemon Lights fa musica per chi vuole riscoprirsi e lasciare la propria mente libera di fantasticare, scavare nei ricordi più remoti e sperimentare pensieri mai provati prima. "Empty Space" è la guida che ci insegna a muovere i primi passi in un mondo parallelo e a noi sconosciuto, ma che dopo poco ci saluta per lasciarci liberi di immaginare lasciandoci in eredità i suoi suoni e silenzi.

 

 

 

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La recensione Empty Space di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-21 09:00:00

COMMENTI (1)

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  • denaylon 9 anni fa Rispondi

    Sonorità molto interessanti, parliamo di un glitch minimal una cassa da edm, voce e reverb perfetti per il sound, alcuni attimi siamo quasi sul soundtrack... che dire...a me, me piace . Bravo LemonLights .