The Last To Knows Divide 2013 - Country, Blues, Garage

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L'America rurale, la disperazione ed i sogni di ribellione della band senese in questo buon lavoro sospeso tra blues, hillbilly e garage rock

Uno dei topoi nella metafisica del blues è l’idea della contraddizione, del dualismo come forza primordiale che muove tutto. Ma questo dualismo raramente si traduce in lotta aperta, in scontro fatale e distruttore, molto più spesso conduce a una sintesi, a una coesistenza, più o meno precaria, di queste idiosincrasie. Deriva da qui l’immagine ricorrente del crocicchio, dell’incrocio delle due strade, nel quale il bene scende a patti con il male, e il male con il bene. È la vita, non esistono gli assoluti: solo i compromessi. La storia di Robert Johnson e del suo patto col Diavolo, per citare solo l’esempio più noto, la conosciamo tutti.
I senesi The Last To Knows si ricollegano a quell’immaginario, e dal punto di vista lirico e da quello dell’ambientazione. A partire dalla copertina dell’album: colori polverosi, un paesaggio brullo, pietroso, e in mezzo una ferrovia che spacca due montagne e svolta verso destra, diretta verso chi sa dove. Nel centro, in un cielo inespressivo, si staglia il titolo del lavoro: “Divide”, divisione, per l’appunto.
Anche musicalmente il disco si pone a un incrocio, quello del country, inteso sia come blues nero sia come hillbilly bianco, rifacendosi a un’area geografica e a un’epoca precise: l’America rurale degli anni ’30, quella della recessione, con i suoi contadini, bianchi o neri, che sudavano affianco e la sera, per non piangere, cantavano le loro pene con un sorriso di malinconia.
Anche fisicamente il lavoro è diviso in due parti. La prima è prettamente campagnola, più intimista, raccolta, quasi disperata, riecheggiando i mood di Woody Guthrie e Bob Dylan: le feste e i balli della povera gente, gli amori vissuti nella semplicità e bramati durante le lunghe ore di lavoro, la distanza che divide gli amanti, il tormento di un uomo e l’aspirazione a una redenzione, a un cambiamento, a un domani migliore.
Nella seconda parte del disco le riflessioni divengono, invece, più determinate, il tiro dei brani si fa più teso, i ritmi accelerano, sporcandosi di garage e rock’n’roll, l’intimismo lascia il passo alla rabbia, affiora Bruce Springsteen, complice anche il timbro vocale di Mattia Neri: entra in scena il Diavolo, la ribellione prende il posto della speranza e ne scaturisce la decisione concreta di essere liberi, di salire davvero su quel treno, consapevolezza che non si ha l’eternità davanti, ma il tempo brevissimo della nostra vita mortale.
Che il treno conduca, poi, ad un vero e proprio cambiamento non è detto, quello che importa è, comunque, salirci, non lasciarselo passare, impotenti e inermi, davanti; conta provarci, non rimanere fermi a piangersi addosso crogiolandosi nelle illusioni. È questo il messaggio eterno del folk americano che l’ottimo lavoro dei Last To Knows ha saputo cogliere, sintetizzare e riportarci modernizzato.

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La recensione Divide di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-11-24 09:30:00

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