Andrea Presciuttini Steady Mutations 2015 - Sperimentale, Jazz, Blues

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Un album strumentale che spazia tra i generi, non banale e suggestivo.

“Steady Mutations” di Andrea Presciuttini è un disco strumentale in bilico tra vari mondi sonori: il minimalismo di Yann Tiersen, il blues leccato e bianco alla Mark Knopfler, il jazz, la fusion, tocchi di psichedelia. Completamente strumentale, dedicato “al viaggio, a luoghi e stati d’animo”, nonché dall’importante esperienza di essere diventati padre di tre figli, cui sino dedicate due composizioni (suppongo “Le Regard des Enfants” e “Not a Lullaby”, significativamente poste in apertura e chiusura del disco), è un disco ambizioso. E al primo ascolto sembra centrare il bersaglio: anche laddove ci si muove sostanzialmente nell’ambito della musica tonale e delle scale maggiore e minore – e quindi ad alto rischio di banalità -, Presciuttini interviene sempre al momento giusto con variazioni bluesy o jazzy che spezzano la monotonia e aprono nuovi orizzonti. Talvolta sono questi elementi a prevalere, come nel caso della bella “August in Milan”, che riecheggia la lezione del Miles Davis elettrico, o perlomeno dei suoi tanti epigoni anni ’70. O talvolta il gioco si inverte, come accade nella blueseggiante “Step by Step”, dove il duello fra tre chitarre (una semiacustica, una slide e un’acustica, se le orecchie non mi ingannano) si apre ad orizzonti pop. Spesso la citazione compare, ma, appena accennata, scorre via come un ricordo affacciatosi nella mente del compositore. Il lavoro ricerca deliberatamente soluzioni sonore di grande ariosità ed eleganza, anche attraverso una grande pulizia dei suoni.
Agli ascolti successivi, però, parte del giocattolo si rompe. Talvolta ciò che sembrava elegante risulta lezioso e leccato, la pulizia dei suoni si converte in asetticità, la citazione ammiccante appare calco fuggevole, ma sempre calco. Ciò nonostante, alcune composizioni resistono bene ad ascolti ripetuti, il che salva l’album: oltre alle due citate poc’anzi, mi sento di segnalare “Oceano (A Maelstrom Carousel)” e “Arbizon”. Insomma, meno originale di quello che sembra, meno banale di quello che appare, spesso piacevole, evoca ascolti in sottofondo in pomeriggi piovosi sorseggiando qualcosa di caldo.

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La recensione Steady Mutations di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-29 10:00:00

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