La Banda del Pozzo La Banda del Pozzo 2015 - Cantautoriale

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Il futuro ha un'anima d'altri tempi

Sembra difficilissimo cimentarsi in qualcosa di musicalmente nuovo nell’universo della nostra canzone d’autore perché subito l’orecchio si rivolge ai grandi di sempre di cui non riusciamo a fare a meno. Ciò accade, si sa, in quanto i migliori cantautori ci restituiscono il fiato quando le tragedie della vita ce lo tolgono di colpo. Allora si comprende che scrivere musica artisticamente valida è prerogativa di pochi, se rifugge mode ingannevoli e rimane impressa a lungo nella memoria collettiva. La banda del pozzo non mostra pretese di superba intuizione melodica, tuttavia lascia un piacevole assaggio di lirismo d’altri tempi a definire canzoni ricamate a mano. Il disco, registrato in presa diretta al circolo Ohibò di Milano, è una deliziosa centrifuga di rivisitazioni jazz, una crociata a favore di melodie passate, leggere eppur incalzanti, tenaci, vibranti. Pochi ma buoni gli amici special guest a collaborare.
"Freme ancora", è uno swing che rincorre la sagoma della luna cantando serenate d’amore. Le stelle apparecchiano la notte e timidamente il cielo si racconta. Amara è la condanna del cuore quando si prega qualcuno di ritornare. Interessanti i cori ad incorniciare una morbida interpretazione di romantica compostezza. "Little miss sunshine", nella forma-canzone del tango jazzato, è un motivo dalla carica ludica che si accende come un fuoco d’artificio quando lo sguardo luminoso di una sensualissima femmina ti sfrangia di colpo. E il corpo freme di trattenute voglie erotiche tese a non perdere l’oggetto del desiderio, mantenendone il possesso nel ricordo. La fisarmonica e i violini, dagli accurati arrangiamenti strumentali, sono di Tiziano Cannas Aghedu dei Lombroso. Il motivetto di apertura de "L’illusione ti fa bella" sembra quello orecchiabilissimo di "C’era una volta una gatta" che poi si scioglie in sonorità reggae dal perfetto stile Africa unite: mellotron e organo sono di Gianluca De Rubertis. In "Pensami" si affaccia il violoncello di Mattia Boschi dei Marta sui tubi a dipingere d’azzurro un cuore malconcio su cui cadono stelle dentro alle quali la notte non è impenetrabilmente buia e sola. L’allegria di "Gina", prodotta da Francesco Sarcina è una gonna perlata sotto cui ci si inchina. Un sospiro profondo, languido e il cuore bisbiglia quando si accarezza la sua gamba. A gran voce si implora un pegno per entrare nella sua corte. Gina è un dolce incanto. Ne "La notte di San Giovanni" i cori di Alessandra Contini e Dario Ciffo (Il Genio-Afterhours) chiedono grazie al Santo nella cui notte tutto può accadere a ribaltare le sorti di lacrimosi antieroi alla ricerca di fortuna.
Affascinante l’artwork del disco curato dall’artista Pietro Nicolaucich. Per la Banda del pozzo il futuro ha un’anima d’altri tempi: consolatoria, rassicurante e dolce. Indipendente.

 

 

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La recensione La Banda del Pozzo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-12 00:00:00

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