The PepiBand Six Grills In Six Days 2015 - Rock, Punk, Alternativo

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Undici tracce di lunghezza variabile e dal dna multiplo ma con una struttura che, inevitabilmente, riconduce a un unico identikit.

Prima di esprimere un giudizio critico sul nuovo lavoro di questa interessante band siciliana, è doveroso premettere che, al di là di qualunque sia il verdetto finale di altri recensori e ascoltatori, i The Pepiband entrano di diritto nella mia personale (e non solo) top ten dei nomi più brutti da dare a una band. Capisco il riferimento al nome di un componente, ma per carità ragazzi, cerchiamo di lavorare di più con la fantasia, visto che è certamente anch'essa un aspetto importante nel mondo della musica.

Dopo che vi siete sorbiti questo inutile ma doveroso sfogo iniziale, è il momento di parlare del disco. i "Pepi" (li chiamerò così per convenienza), arrivano al loro terzo lavoro in studio, "Six Grills In Six Days", dopo la pubblicazione del primo ep nel 2006 e del seguito "Panic" del 2010. Cinque lunghissimi anni per confezionare un lavoro che, devo dire la verità, all'inizio non mi ha convinto proprio per niente. Le prime due tracce, nonostante la manifesta abilità tecnica e compositiva, sono abbastanza confusionarie e direi che si possono tranquillamente skippare. Quando parte "Two Heartbeat" si può iniziare tutto un altro discorso: velocità, dinamismo, cuore, intensità, tutti termini con i quali è possibile sintetizzare al meglio un disco che brano dopo brano è sempre più ricco, più visionario. Un lavoro dove possiamo trovare atmosfere punk, garage, hard rock, unitamente agli sfoghi indie rock in stile Sleater-Kinney di "A Blue Day". Ma c'è anche qualcosa di grunge in pezzi come "Sentenced To Grace", autentica miniera d'oro del disco, e in "Pug". Non mancano vaghe e sottilissime influenze emo in "Summer Parade Arrived" e in "We Are The Past", che si aprono spesso verso mondi schizofrenici e colorati, senza mai tradire l'identità di fondo della band.

Insomma, i Pepi in fin dei conti realizzano davvero un bel disco, nonostante qualche incomprensione iniziale. Un mix di stili e influenze rielaborati attraverso una tecnica e una creatività quasi impeccabili. Undici tracce di lunghezza variabile e dal dna multiplo ma con una struttura che, inevitabilmente, riconduce a un unico identikit.

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La recensione Six Grills In Six Days di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-20 00:05:00

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