Marlene Kuntz Ho ucciso paranoia + Spore 1999 - Rock, Noise, Indie

Ho ucciso paranoia + Spore precedente precedente

Vista e considerata la fine inaspettata del C.P.I. mi viene da pensare se quest'album del quartetto di Cuneo possa considerarsi l'epitaffio del Consorzio, un'esperienza iniziata con "Le notti di Maciste" e conclusasi in maniera alquanto singolare.

Mi chiedo perciò se "Ho ucciso paranoia" suona come una marcia funebre (?), oppure se è da considerarsi solo un lavoro degno di molti elogi; personalmente preferisco la seconda opzione, anche se a tutt'oggi l'album sembra assumere tutte le sembianze di una lapide. Non dobbiamo tuttavia limitarci a considerarlo sotto quest'ottica ed evitiamo quindi inutili voli pindarici, perché le 11 tracce contenute in esso (se escludiamo le due spore) dimostrano la vitalità della formazione piemontese, ricca di idee e capace di (ri)confermare le caratteristiche del sound che la contraddistingue, pur tentando un percorso di rinnovamento all'interno degli stessi solchi in cui si muove.

Al primo ascolto verrebbe da direche siamo di fronte al "solito stile Marlene", e d'altronde non si direbbe una bugia; bisogna però anche affermare che non ci troviamo in presenza di un autocompiacimento fine a sé stesso, un atteggiamento che Godano e soci sembrano assumere spesso, ma di un tentativo riuscito di colpire il gusto dell'ascoltatore, rinnovandone di conseguenza il suo entusiasmo nei confronti della band.

L'aspetto che colpisce di più è la grande qualità di questi Marlene di fine millennio, ovvero di fare un 'vero' terzo album limando le asperità nei punti giusti e, allo stesso tempo, pungere quando e dove bisogna farlo; basterebbe un episodio come 'Ineluttabile' a renderci consapevoli degli ulteriori progressi, della capacità di migliorarsi dai tempi di 'Lieve' pur toccando sempre le solite stesse corde della nostra anima senza mai stancarci.

Si potrebbe quasi dire che, a suo modo, questo "Ho ucciso paranoia" suona già 'mainstream' per il combo piemontese: prendete episodi come 'Infinità', 'Lamento dello sbronzo', la finale 'Un sollievo' e 'Il naufragio', quattro diversi pezzi che disegnano parti (chitarre torrenziali e melodie sporcate dal noise) di una circoferenza che sembra trovare di volta in volta la sua quadratura ma, per fortuna, mai ci riesce, rimanendo così 'perfettamente circolare'. E se proprio vogliamo dirla tutta in questo (capo)lavoro sembra quasi assente quel rimando 'sonico' troppo spesso citato quando si faceva riferimento al sound del quartetto; se perciò cercavate una tangibile prova della maturità, questa è indubbiamente quella su cui non si può discutere e sulla quale si possono costruire solo sperticate lodi.

Occorrerebbe dire, poi, delle liriche elaborate da C. Godano, ma penso vi basti sapere che, dopo aver ascoltato l'ultima fatica dei La Crus, i Kuntz rimangono gli ultimi ermetici, attributo che alla fine ci affascina e preferiamo rimanga tale nello stile della band.

Come fu a suo tempo per gli Afterhours, adesso è lo stesso per i Marlene: Ad majora!

---
La recensione Ho ucciso paranoia + Spore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-02-22 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia