The AshTags Out Of Inside 2015 - Twee

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Il tempo passa, e di un disco pop punk uguale uguale a quelli che facevano impazzire i/le teenager vent'anni or sono, non ne sentivamo proprio il bisogno.

Potremmo dare ai The AshTags la stessa giustificazione che daremmo ai tanti Peter Punk e Pornoriviste sparsi per gli anni '90 e gli inizi del 2000, ovvero che sono ragazzi, e fanno musica per ragazzi: ci siamo passati tutti e una volta superata la maggiore età non possiamo che riguardare ai noi stessi di qualche anno prima con tanta tenerezza, ingenuità e magari un pizzico di nostalgia per quella spensieratezza. È quando leggiamo nella bio fantasticherie su (cito testualmente) rabbia ed energia di chi dice "basta" e cerca in tutti i modi di gridare al mondo che tutto deve cambiare, che capiamo che questa affettuosa comprensione da teenage punk non se la meritano. Anche perché poi tanto ragazzini loro non lo sono mica.

Le melodie di "Out Of Inside" sono i classici quattro accordi standard con distorsioni standard e linea vocale piatta standard. Niente che non abbiamo già sentito 20 anni fa dai Green Day, o se preferite 17-18 anni fa dai Blink 182. Ad un livello molto più scolastico, ma il campo da gioco è quello: pop punk adolescenziale, trito e ritrito. La durata esagerata sia dei brani che dell'intero album è un'ulteriore mazzata: al limite dell'ingiustificabile gli oltre sette minuti della conclusiva "Rotten", che dopo un'intro tra doppia cassa e riff frenetici prolunga a dismisura quella che forse nelle intenzioni vorrebbe essere una sorta di rapsodia, ma che poi cede continuamente alla tentazione di rinfacciarci un ritornello sì orecchiabile, ma estenuante.

È sempre spiacevole stroncare un disco, ma la pochezza contenuta in questo disco non concede grandi margini di manovra. Il punk era un'altra cosa, il pop è un'altra cosa e pure il pop punk, per quanto ambiguo e criticato, è un'altra cosa. Le fragili fondamenta su cui poggia la musica dei The AshTags sono quel pubblico di 15-16enni che tra qualche anno ricorderanno con un po' di imbarazzo misto a nostalgia quei concertini in cui si credevano punk ascoltandoli. L'intro con il rumore del cellulare suona già vecchio pure quello, ma l'idea è simpatica. E questo è quanto c'è di buono in "Out Of Inside".

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La recensione Out Of Inside di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-02 09:30:00

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