Antonio Ramberti Il treno in fondo al mare 2004 - Cantautoriale

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Un treno avanza sui binari e c’è un uomo davanti con le braccia incrociate per tentare di fermarlo, per impedire che le ruote d’acciaio distruggano in mille pezzi il suo trenino giocattolo colorato che sta su una rotaia.

L’immagine di copertina è già di per sé ‘il manifesto’ che rappresenta la poetica dell’opera di Antonio Ramberti, un viaggio ad inseguire il sogno e la dimensione più spensierata e passionale della vita. Tra poesia e stravaganza sono quindi raccontate storie di vita reale dipinte con irreali colori, in uno stile che richiama alla mente l’ironica leggerezza di Paolo Conte e l’intensità del Vinicio Capossela più sentimentale, ricordando a momenti la vivacità quasi sguaiata del grande Rino Gaetano. A farci caso c’è anche una certa somiglianza fisica fra il cantautore calabrese ed il Nostro, che nelle foto del libretto è ritratto con addosso un abito tale e quale a quello che Rino indossava sul palco di Sanremo nel ’78 cantando “Gianna Gianna” - perfino il cappello è lo stesso, tanto che viene da chiedersi se siano solo coincidenze.

”Il treno in fondo al mare” è l’ennesima dimostrazione del fatto che quando la canzone d’autore sa prendersi non troppo sul serio riesce a dare il meglio di sé. La vita è fatta di piccole storie, semplici, nelle quali - a saperci osservare - c’è tutto il senso dell’esistenza. Chi invece non fa altro che trattare la materia dei ‘sistemi massimi’ spesso riesce a rendere pesante e banale perfino il sublime.

E’ un’opera per certi versi eccentrica, di una stravaganza raffinata, che attraverso l’ironia riesce a velare appena quanto basta la malinconia, pilastro invisibile d’ogni racconto. Tango, blues e swing che ‘dirottano’ sul walzer sono gli spazi vitali della forma canzone che modula dal cantato sussurrato di una meditativa e toccante “Dorme la sera” fino ai cori volutamente stonati della dissacrante “Santa melodia”.

Gli attori e gli oggetti del teatro un po’ buffo un po’ triste di Antonio Ramberti sono tutti sospesi tra il reale e l’immaginario, caricaturali, immobili come la title-track o come lo “Spaventapasseri innamorato”, che è anche l’episodio che chiude l’opera e dal quale è tratta la citazione con cui mi piace concludere. ”Me crocefisso soldato / servo per l’eternità / cronicamente malato / di mala immobilità”.

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La recensione Il treno in fondo al mare di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-07-08 00:00:00

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