Pavese Rudie Pavese Rudie 2015 - Reggae

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Un bel reggae, ma non entusiasmante. I brani contaminati dall’hip hop sono quelli che convincono di più.

Ci sono gli album di cui ci si innamora al primo ascolto; quelli che non ti fanno né caldo né freddo (i peggiori); ancora, quelli che odi in modo viscerale e che speri tanto s’incastrino nel lettore della macchina di quel tipo che ti ha spoilerato un film. L’esordio da solista di Pavese Rudie – artista che ha fatto della musica in levare la sua fede, al fianco della Baracca Sound – non rientra nelle categorie sopracitate, ma si posiziona idealmente in quell’universo di lavori buoni anche se non eccessivamente entusiasmanti.
Il tentativo è stato quello di abbracciare tante sfumature diverse del genere: dal reggae “da classifica” alla Boombabash di “Estate ancora” a quello strettamente intrecciato con l’hip hop. È proprio in quest’occasione che Pavese Rudie dà il meglio di sé: “Tocho” ft. Reddog & Boom Buzz e “Il mondo che vorrei” ft. Terron Fabio segnano il picco d’interesse dell’album, tirando fuori un sound e una dinamica accattivanti e davvero ben fatti. La stessa sensazione positiva non si ha né quando Pavese Rudie canta in inglese né con i pezzi potenzialmente radiofonici. Viene a mancare la personalità, quel quid in più che regalano i brani contaminati dal rap e ci si lascia scivolare pericolosamente verso le sbarrette parallele della pausa. Coincidenza o no, le canzoni che mi hanno colpito di più sono quelle in cui le tastiere non giocano un ruolo rilevante: il disco in generale suona in modo piacevole, ma sembra quasi che al piano sia toccato troppo spesso il “compitino” del semplice accordo in levare. Dopo diversi anni di militanza con la sua crew e tanti palchi condivisi con artisti affermati della scena reggae italiana, Pavese Rudie ha sicuramente accumulato un’esperienza significativa, mettendosi alla prova in questo primo album con più di una sfida contemporaneamente. Il consiglio a questo punto è scontato, ma certamente efficace: capire quale di queste vie potrebbe essere la più adatta e buttarcisi a capofitto per il prossimo lp. O altrimenti sviluppare uno stile ben definito e fortemente personale capace di attraversarle tutte.

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La recensione Pavese Rudie di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-22 09:55:00

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