Frammenti (di specchio) Bisantio 2015 - Alternativo, Pop rock

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Esordio non entusiasmante dedito al lo-fi. Ci si aspetta un ritorno con idee più chiare e un arrangiamento più curato

I Frammenti, giovane band veneta, nei 20 minuti scarsi di questo ep esplora i suoni pop rock dei primi anni 2000, ricordando in parte le sfumature più calme dei Marlene Kuntz, a volte i Marta sui Tubi, a volte i Verdena versione unplugged.
La prima traccia è “Tristano”, bel ritmo e un crescendo musicale che parte da un arpeggio di chitarra. L’aspetto più debole è quello strettamente non strumentale: il cantato quasi nasale non convince per nulla e il testo, per quanto passabile, non è particolarmente brillante. Il lato peggiore della canzone è però l’inserimento di una strofa - l’unica, fondamentalmente - a una velocità e una cadenza degne del brano più logorroico dello Stato Sociale, che li ricorda anche per riferimenti lessicali. Peccato che la pronuncia impastata renda difficoltosa la comprensione e il testo sia un po’ fine a se stesso.

La seconda e terza traccia sono in inglese, pronuncia non perfetta ma stranamente la voce, forse concentrata a parlare un altro idioma, convince maggiormente. Nella prima delle due andrebbe tutto bene finché non arriva un parlato esclusivamente sull’audio sinistro. Idea non brutta di per sé, ma che come risultato distrae dall’ascolto e dà la sensazione di avere una zanzara tra l’orecchio e la cuffia. La seconda invece è il pezzo meno efficace dell’album; sarà la tastiera kitsch rubata agli Europe, ma si tratta solo di un ballatone con sonorità pop anni '80 di cui possiamo tranquillamente fare a meno.
“Punti di vista” ci conferma la teoria che il cantante ha problemi solo con i brani in italiano (e ci riteniamo fortunati che questi siano la minoranza). La conclusiva “Eating Time” è un hard rock dal sapore texano, il brano più semplice dell’album ma che si lascia piacevolmente gustare nonostante l’arrangiamento piatto.

Ma quindi questi Frammenti ci piacciono o non ci piacciono? Difficile a dirsi. L’ep qui costruito è formato da canzoni che in un modo o nell’altro hanno qualche problemino. Il disco è completamente fatto in casa e si sente - non che sia per forza un male, ma la produzione casalinga tende ad accentuare le imperfezioni o quantomeno a non mascherarle. Ci sono cose interessanti in tutto questo ma anche attributi completamente dimenticabili, inseriti più per esperimento musicale che per altro. Il vero problema è che non c’è nessun momento in cui si percepisca un guizzo di genio. Giocano con la composizione e l’inserimento della voce, ma senza trovare al momento una via che convinca.
Se vi piace il lo-fi legato a canzoni perlopiù soft, le produzioni imprecise o se siete loro amici, è sicuramente un ascolto consigliato. Tutti gli altri sono liberi di scegliere se dargli una chance o aspettare tranquillamente il prossimo ep, dove si spera abbiano le idee più chiare su cosa vogliono fare.

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La recensione Bisantio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-29 00:00:00

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