Los Padres Los Padres 2016 - Sperimentale, Rock, Noise

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Un'aura nera math-rock che avvolge chi sa ascoltare con la mente oltre che con l'udito. Questo disco vi trasmetterà un'angoscia meravigliosa

L'ipnosi è quel fenomeno che sposta l'equilibrio fisico e inconscio di una persona, la rende plasmabile e vulnerabile. La musica contenuta in questo disco ha lo stesso potere straniante pur rimanendo circoscritta alla dimensione sonora. Un album corto quello omonimo dei Los Padres, che accede ad una parte del cervello dove si concentrano le ombre e i fasci luminosi; le sensazioni scaturite dai suoni sono tutt'altro che superficiali, ma arrivano a infastidire i fantasmi, là dove li avevamo sepolti da tempo. Un duo di batteria e chitarra, decisamente alterato da corposa effettistica, che utilizza la distorsione e i riff in sequenza per creare appunto un effetto ipnotico in chi ascolta, ed è magnetico il suono, ti trascina in una spirale di angoscia per i passaggi armonici in minore, mista ad adrenalina per l'aggressività delle ritmiche.

Los Padres suona quasi religioso come nome, anche se sarebbe più appropriato dire sacrilego dato il genere musicale, ma un'atmosfera da rituale nero si percepisce in diversi momenti lungo le tracce, lo sperimentare coi tempi spezzati e le frenetiche plettrate math-rock (Don Caballero, Phantomsmasher), stemperando poi all'improvviso con arpeggi post-rock classico (Slint) o con cupi battiti di cuore come in "Whatshisface".

L'alto livello di tecnica strumentistica rende ancora più apprezzabili le variazioni di atmosfera in brani come "Kenny G" o "Venus", in cui i due musicisti si stoppano ed attaccano all'unisono precisi come macchine. Poco si sentono le voci in questo disco (tranne in "Hooray! Dreamlord" in cui Bobby Good Evans presta la voce per un frammento narrativo) e quando ci sono, arrivano distorte, spesso in falsetto e con frasi spezzate, quasi a voler solamente lanciare dei concetti nell'aria che una qualche onda quadra spazzerà a kilometri da qui. "Los Padres", registrato fra Wembley e Londra, è l'esempio di come una band italiana possa creare musica spessa e originale unendo tecnica e sperimentazione, una cosa sempre più rara.

7 brani concreti, in un'aura nera che avvolge chi sa ascoltare con la mente oltre che con le l'apparato uditivo, sporchi e esoterici. Questo album vi caricherà di un'angoscia meravigliosa.

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La recensione Los Padres di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-23 10:00:00

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