I Nastri Cos'hai In Mente? 2016 - Pop, Indie, Electro

Cos'hai In Mente? precedente precedente

I NASTRI sembrano giocare con le sfaccettature elettroniche di ogni pezzo, plasmandole, colorandole con tratti brillanti e piacevoli, fluttuando su ogni brano con fermezza.

La prima impressione che si ha ascoltando "Cos'hai in mente?" è senza dubbio che I NASTRI assumano una vicinanza significativa ai modernismi dei Bluvertigo, ma c'è molto di più e non c'è bisogno di scavare troppo in profondità per accorgersene.

"Synthologia" è come un'illusione, parte fredda e distante per poi assumere immediatamente toni rassicuranti che oscillano fra angolazioni e tensioni alienanti e ben presto incontriamo i synth sbarazzini ma forti di "Sono Sveglio" o le avanguardie liriche di "Una Cosa Seria". Le cromature sonore si fanno a tratti liquide e meste con "Sì" e "Il Buio" e il basso continua a pulsare deciso ed insistente in "Cos'hai In Mente?". Nel frattempo il pop si mescola leggero nei suoni meccanici di "Ma No" e il pianoforte à la The Twilight Singers prende piede fra le pieghe elettroniche di "Non So Scegliere", fino alla chiusura caleidoscopica di "Veramente". I NASTRI sembrano giocare con le sfaccettature elettroniche di ogni pezzo, plasmandole, colorandole con tratti brillanti e piacevoli, fluttuando su ogni brano senza paura e con fermezza. Unica pecca? I testi non riescono a trovare davvero il proprio posto, scavalcati spesso dalle architetture sonore circostanti. Una bella prova sgargiante a cui prestare realmente molto più che un ascolto, un bel biglietto da visita per questa giovane band. 

---
La recensione Cos'hai In Mente? di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-14 09:30:00

COMMENTI (1)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • salaviviano 8 anni fa Rispondi

    Il disco dei ragazzi è un lavoro interessante che manifesta in stato embrionale molti elementi che speriamo in futuro possano essere sviluppati in misura maggiore senza mischiarli tra di loro. BlueVertigo fa capolino spesso ma in questo senso il gruppo non perde di personalità; dimostra coraggio nel percorrere strade musicali che al primo ascolto non sono semplicissime e ricerca nelle sfaccettature soprattutto delle tastiere dei momenti di sospensione e di intensità. Detto ciò si possono evidenziare delle critiche da leggere in chiave propositiva per altri lavori a seguire. Intanto la voce: capisco che si voglia un tono particolare ma alla lunga si ha la sensazione brano dopo brano della stessa cosa; testi complessi e a mio parere poco musicali, forse più praticabili come recitato o "rappato", devono lasciare più spazio al contesto sonoro, alcuni incipit dei brani dovrebbero durare di più introducendo il cantato e solo dopo sostenendolo; nell'ascoltare il CD mi è mancata una voce femminile, delle parole più "rotonde" e dei cori più orchestrali. Quando fa capolino la chitarra il brano si colora meglio e forse in qualche parte qua e là un fiato, sax, potrebbe aiutare a colorare i passaggi. Chiaramente esprimo un gusto personale ma se dovessi aggiungere qualche consiglio ai ragazzi proporrei loro di realizzare anche qualche brano solo strumentale dove le tastiere supportate da un buon groove basso batteria potrebbero avere più lustro. Aggiungo anche che spesso la batteria è "troppo" presente e si ha quasi la sensazione di percussioni elettroniche che insieme ad una voce piuttosto moto tono riempiono quasi tutto il contenitore lasciando alle tastiere ed al basso un lavoro di riempimento degli spazi ridotti lasciati liberi. Suggerirei anche di collaborare con un autore per i testi che permetta la scelta di parole più musicali e frasi ritmicamente più composte, spesso le accentazioni fuori schema danno fastidio. Mi auguro che non me ne vogliano di questi commenti ma li considerino come elemento di analisi per il prossimo lavoro. Un'ultima cosa: magari anche un CD con solo tre brani cantati e un bel brano strumentale, con solisti alla chitarra e ad un fiato, potrebbe essere la soluzione per arrivare più direttamente a colpire l'ascoltatore inducendogli la curiosità di vedere cosa lo aspetterà nel prossimo lavoro. Buona fortuna.