Desert Hype SweP 2016 - Sperimentale, Rock, Alternativo

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La risposta sarda allo stoner californiano: un grezzo trionfo di bassi e martellanti riff di chitarra.

Con un nome che tradisce una certa riverenza per il sound del Palm Desert, i cagliaritani Desert Hype mescolano lo stoner della California all’aspra terra di Sardegna, dando alla luce il primo full-lenght del gruppo dopo un lustro di attività e una tripletta di rispettabili ep. “SweP” scioglie nel noise la polvere delle Desert Sessions e i dischi di Kyuss, QOTSA e compagni in nome di un grezzo trionfo di bassi e martellanti riff di chitarra. I nove minuti della traccia che prende il nome direttamente dal gruppo, offrono in questo senso una miniatura del disco. L’intro sinuosa del brano si risolve in continue esplosioni dell’elettrica, in una formula che trova la sua compiutezza in una via di mezzo tra il solo e il riff ossessivo. “Desert Hype”, così come l’intero album, si diverte a premere il piede sull’acceleratore e poi inchiodare, con la voce che ha il compito di fare da collante tra la massiccia sessione ritmica e le follie calcolate della sei corde, senza disdegnare un certo gusto per la melodia.

Alle tracce più in linea con questa formula (“Flying Shit”, “Scio^2”, “Spiders In The Floor Tom”) e alle strumentali allucinate (“Joint And Wine Superballad 3000, “Trip1”), si aggiungono un paio di uscite sui generis che vale la pena menzionare. Se “Dodo (Dead Like A)” mette i chitarroni sotto la sabbia e gioca con un’ acustica bluesaggiante, il finale di “Seacows B******s” è un calcio negli stinchi con gli scarponi di un vecchio punk.

Brevissima parentesi punk a parte, è “Ponies Over Olympic Opening Ceremony 2012” a chiudere in bellezza l’album. La controparte di “Desert Hype”, e i suoi abbondanti otto minuti, trovano il punto d’equilibrio tra l’anima dura del disco e le uscite più melodiche e melanconiche del trio, lasciando intendere una certa dimestichezza in entrambe le situazioni.

A questo punto, “SweP” sembra chiudere cinque anni di musica dei Desert Hype con dei puntini sospensivi, più che con un punto e a capo. Si aspetta il secondo full-lenght a si auspica un ulteriore passo avanti in quanto ad accortezza nella produzione. Essere grezzi con stile, insomma, e riuscire nell’impresa di bissare il buon lavoro di quest’esordio.

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La recensione SweP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-09-15 00:00:00

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