Fabio Sirna Orpheus 2016 - Strumentale, Elettronica, Ambient

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Un disco curato che alle volte risulta troppo omogeneo

Un’atmosfera lieve e patinata infarcita di una buona dose di malinconia, quella sana che assomiglia a una carezza, è quanto si “respira” nelle nove tracce strumentali di "Orpheus", che si muove all’interno di sonorità elettro ambient con il protagonismo assoluto della chitarra elettrica a sette corde, cui il musicista varesino fa compiere melodie semplici e al tempo stesso intricate.
Un viaggio che inizia lento con “The memory of the Sea”, una sorta di richiamo ancestrale, per farsi più sostenuto nella successiva e roteante “Garden of Stone” e lanciarci poi tra milioni di stelle rarefatte con i raggi di “December Sun”. Spezza “Ophidian” con gli slap di chitarra elettrica e il suo mood più misterioso, anche se non eccessivamente, per ritornare subito dopo alla lieve atmosfera iniziale con “Two Become One”. Chiude “Maya” che, come s’intuisce dal titolo, ondeggia tra influenze andine e musica elettronica regalandoci un guizzo di pace interiore.
Un disco curato, in cui si percepisce la presenza emotiva di Fabio Sirna che riesce a tenere bene in equilibrio la tecnica esecutiva con un sapiente missaggio, ma che in alcuni tratti risulta ripetitivo per via delle sonorità, in alcuni casi, troppo simili.

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La recensione Orpheus di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-04 00:00:00

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