Gianni Venturi & Lucien Moreau Moloch 2016 - Progressive, Elettronica, Alternativo

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Una collaborazione inconsueta, che sa fare della protesta, poesia.

Due artisti eclettici, probabilmente considerabili totalmente folli se non si riesce a rompere completamente gli schemi fissi e a entrare in relazione con la loro irriverente personalità formata da profondi studi non convenzionali sulla concezione di sé e degli archetipi di cui la condizione umana è intrisa. Due artisti differenti per età e provenienza artistica, ma complici e affini in una idea di sperimentazione musicale, poetica e concettuale. Da un lato Gianni Venturi, ricercatore vocale e verbale, figlio degli studi di Demetrio Stratos, scrittore di romanzi e poesie, pittore, scultore e frontman del gruppo progressive (non nel senso che per anni i giornalisti hanno affibiato al genere) Altare Thotemico; dall'altro Lucien Moreau, artista concettuale, polistrumentista, designer, performer teatrale, tenebroso e avvolto da un alone di mistero.

"Moloch" è il disco che nasce dalla collaborazione dei sopracitati sperimentatori e prende il nome da un'antica divinità sacra a Ebrei, Egizi, Fenici e Cananei, una delle più truci e terrificanti di tutta la mitologia: al Dio antropomorfo dalla testa bovina venivano offerti bambini bruciati tra le fiamme. Il termine oggi viene utilizzato per definire una persona, un'associazione, un'istituzione animata da un insaziabile brama di distruzione. Fatte queste premesse si può già intuire di cosa tratta il lavoro in questione: un album di protesta sociale che porta in primo piano tematiche fondamentali nella umana vita quali libertà, antropopoiesi, perdita delle antiche culture, distruzione di tradizioni ancestrali. Forte è la critica nei confronti del potere politico ed economico e delle istituzioni che lo rappresentano.

I testi poetici e ribelli vengono esaltati da strutture ripetitive quasi rituali, urla, sussurri; scarni e crudi, senza troppe divagazioni incomprensibili, arrivano dritti come una fucilata in petto a destabilizzare l'animo dell'ascoltatore. La forza espressiva di Gianni Venturi li rende, in alcune parti, biblici, in altre magici e affabulatori, e porta alla mente "Concerto delle menti", lavoro strepitoso, del gruppo meteora nel panorama progressive italiano, Pholas Dactylus. Le sonorità applicate da Lucien Moreau all'opera sono principalmente elettroniche con spiccate influenze orientali, tribali e cinematografiche: potenti, surreali e ansiogene fanno da base ipnotica al recitativo che gli si muove al di sopra.

Un album d'impatto, che lascia l'amaro in bocca ma, allo stesso tempo, un alone di speranza: la rivoluzione, non armata, non politica, ma di sé, da ricercare nell'"assenza di velocità" e nella "lentezza dell'amore".

 

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La recensione Moloch di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-10 00:00:00

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