Almandino Quite De Luxe Absobloodylutely 2004 - Rock, Noise, Blues

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Riguardo questo disco degli Almandino Quite De Luxe c’è – prima di tutto – una cosa da fare: contestualizzare. “Absobloodylutely” è il primo disco edito per Suiteside Drive, una collana di EP di artisti i cui demo – ad avviso della Suiteside - risaltano sopra la mediocrità imperante, pubblicati con cadenza quadrimestrale proprio dall’etichetta di Monica Melissano (questa è la pubblicazione di maggio). Poi, soprattutto, c’è da parlarne.

Se per Monica Melissano questo demo si è elevato sopra la media – francamente scarsa – dei demo che saltimbeccano fra le scrivanie dei giornalisti (!) e dei produttori discografici (!) indipendenti italiani (!), beh, non si può che essere d’accordo. Al di là dell’al solito meritoria produzione di Fabio Magistrali, questo disco c’è, con anche un pizzico di voler esserci, tipico di Bologna e anche un po’ dell’indie in genere. Ma spiegamoci meglio, che già sento mormorare.

“Absobloodylutely” è un disco di rude e grezzo rock (leggasi anche noise-core). Per fare un paragone abbastanza veloce ed affrettato, diciamo che siamo dalle parti dei One Dimensional Man, soprattutto per alcune aperture rumorosissime e sostenutissime nel drumming. In realtà, volendo approfondire, si scopre che il vero retroterra degli ascolti del terzetto (per due terzi femminile, per uno ovviamente maschile) è americano, e si aggira dalle parti di Sonics, Jon Spencer, Man Or Astroman? e pure Storm and Stress.

L’aspetto che c’è di questo disco è il fatto che spacchi, senza se e senza ma. Fendenti, dritto e rovescio (rovescio soprattutto). Chitarre rumoreggianti, cavalcanti, trancianti. Ritmi per lo più veloci, di quelli che con la testa si fa su e giù. Blues, santo dannatissimo blues, sporcatissimo di core. L’aspetto che invece vuole esserci è invece tutto quello che una band all’esordio fa per inesperienza e per poca maturità nel songwriting. Praticamente, qualche caduta di tono qua e qualche svirgolata derivativa là; qualche coda strumentale qui e qualche pezzo strumentale lì, francamente pleonastici (una bella parola per dire noiosi).

Però gli Almandino Quite De Lux sanno fare il loro mestiere. E allora avanti così: ci vediamo al prossimo giro (magari un po’ meno blues-core canonico… che decidano loro cosa offrire).

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La recensione Absobloodylutely di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-09-28 00:00:00

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