Mau Mau 8000 Km 2016 - Folk, Acustico, Patchanka

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È indubbio che questo disco non sia un punto di estrema innovazione, ma sicuramente si sente il bisogno, oggi come ieri, di avere anche dischi che abbiano l'aspirazione a guardare oltre il proprio microcosmo da cameretta

Mau Mau è tanto il nome del movimento che ha lottato per la liberazione del Kenya dal colonialismo britannico, quanto il soprannome che veniva dato a Torino ai terroni, gli immigrati che dal meridione si riversarono in massa nel capoluogo piemontese tra gli anni '50 e gli anni '60.
E il nome della band è sempre stata la cifra che meglio ha descritto la posizione della band piemontese, fatta di spiriti migranti pronti a girare il mondo senza mai sentirsi fuori posto, e pronti a perorare le cause degli ultimi, di qualsiasi nazionalità o etnia essi fossero.
Il cuore di questo modo di essere non è cambiato nel corso dei tanti anni di silenzio più o meno ufficiale che sono passati da "Dea", l'ultimo disco pubblicato dal gruppo torinese. Anzi, forse il tempo passato ha aiutato a scremare un po' dei fronzoli che avevano appesantito la scrittura e la produzione degli ultimi due dischi.
La volontà che sembra trasparire dalla scrittura è quella di riprendere le fila della patchanka di cui sono stati sicuramente tra i più convincenti interpreti in Italia, mescolando senza soluzione di continuità lingue e dialetti diversi.
Anche in questo caso la scrittura di Morino e Barovero non ha perso la voglia di viaggiare e guardarsi attorno, anche se rispetto al passato le tematiche del disco sono molto più nostrane, a partire dal titolo ("8000 km" è - all'incirca - la lunghezza della costa italiana).
L'esplorazione in lungo ed in largo della penisola, così come la capacità di mettere a fuoco in istantanee lucidissime quanto scolorite ("Moira", "Miramare") una serie di momenti a cui in molti riusciamo ad associarci è forse il principale fil rouge del disco, attorno al quale ruotano gli episodi più convincenti dell'album, dalla title track a "Briganti", fino ai pezzi più classicamente Mau Mau di respiro più nettamente terzomondista ("Mais", "Con chi fugge").
Complessivamente è indubbio che questo disco non sia un punto di estrema innovazione, ma sicuramente si sente il bisogno, oggi come ieri, di avere anche dischi che abbiano l'aspirazione a guardare oltre il proprio microcosmo da cameretta, e questo è quello che Morino e soci hanno sempre saputo fare bene - anche in questo caso.

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La recensione 8000 Km di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-11 00:00:00

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