Un producer che ha delle buone idee ma non sempre le sviluppa come dovrebbe
Kowbe Mu è Riccardo Ardò, un producer torinese di ventinove anni che vive Berlino. Nonostante abbia già pubblicato diversi dischi, "Happily Confused" viene descritto come il suo primo album ufficiale. Sono 10 tracce di musica elettronica molto diverse tra loro ma che, sostanzialmente, hanno due anime: una più dance, l’altra glitch-hop. I nomi di riferimento potrebbero essere Four Tet - sia quando gioca a trasformare i rumori in beat, sia quando procede dritto e lineare - e Pantha Du Prince.
Gli episodi migliori sono quattro: "Behind my eyelashes", "Ink on my finger", "Floathing on feather", "Time to understand". Sono brani che ti tengono incollato dal primo secondo all’ultimo: crea la giusta tensione e ogni parte sembra pensata apposta per essere messa lì e non altrove; le soluzioni sonore sono più che soddisfacenti, le linee melodiche sono tutt’altro che scontate. Purtroppo il resto dell’album non si mantiene sullo stesso livello: i pattern ritmici sembrano accostati frettolosamente ("Away", "Disappear"), la produzione è mediocre ("Dreaming Limbo", "Swinging") e il pianoforte - altro elemento ricorrente nella sua musica - non colpisce come dovrebbe o non colpisce affatto ("Our first time").
Ha del potenziale, andando a spulciare tra i tanti ep usciti prima di "Happily Confused" si trovano idee molto interessanti. È bravo a sommare le melodie tra di loro e ha buon gusto nella scelta dei suoni. Manca un lavoro serio sulla struttura delle tracce e non è ancora in grado di creare un beat solido, capace di reggere qualsiasi tipo di arrangiamento e convincerti che abbia davvero tutto sotto controllo. Di strada da fare per diventare veramente credibile ce n’è ancora tanta, ma la direzione è quella giusta. Aspetteremo.
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La recensione Happily Confused di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-08-31 00:00:00
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