Stef Silib When the Rain Goes Away 2016 - Rock, Folk, Acustico

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In questo secondo album Stef Silib prova ad affacciarsi verso nuovi generi ma l'area di confort rimane sempre il grunge

"When the rain goes away" è la versione 2.0 della musica secondo Stef Silib.
Eravamo partiti con un primo ep dove c'era solo tanto grunge, tanta flanella e tanta chitarra acustica e voce. Qui ci troviamo difronte ad una versione più evoluta dove, ogni tanto, fanno incursione un po' di folk e rock sperimentale.
Questo disco è nato dopo un viaggio a Londra che ha tenuto il cantautore lontano dall'Italia e dalla musica per un po' di tempo. La cosa che però appare strana è che Stefano Siliberti di british, musicalmente, non abbia assimilato proprio niente. Ci si trova, infatti, sempre di fronte ad un disco con delle influenze statunitensi fortissime.
L'album si apre con "In a Storm", chitarra acustica, voce, basso e batteria. Una semplicità compositiva ed esecutiva che riporta alla mente l'intramontabile suono del malessere giovanile anni '90. Il brano per quanto trasmetta sensazioni un po' datate mantiene una sua credibilità. Appare infatti sincera l'esecuzione e la passione che Stef Silib nutre per il genere.

Si prosegue con "Colorado River Valley", anche qui la formazione è quella nuda e cruda di basso, batteria, chitarra e voce. Un sound cupo e un testo ancora più disperato, raccontano la desolazione che si può provare da soli in una zona desertica come quella che si trova fra Arizona e California.
I toni si rallegrano leggermente con "Up from the Trees" e "Wedding". In entrambi i brani il folk prende piede. Belli i riff di chitarra e i cambi di ritmo nel primo pezzo. Questi lo rendono dinamico e non di facile interpretazione.
Si torna però presto al vero amore di Stef Silib, il grunge, con l'intermezzo "Kingfisher". Arrivano poi "My Own Private Paradise" e "Valle dei Sospiri" (cantata in inglese nonostante il titolo). I brani non raccontano nulla di più di ciò che già era stato detto nella prima parte del disco. Anche qui le linee di chitarra sono sempre ben studiate e il fingerpicking è notevole però manca l'originalità compositiva.

Il disco si chiude con un brano più allegro e leggero, "Pacific". Voce e ukulele sono protagonisti assoluti dell'esecuzione.
"When the rain goes away" è un disco che avrebbe voluto raccontare l'universo variegato che appassiona e ispira l'autore ma quando Stef Silib esce dalla sua area di confort, il grunge, perde di credibilità. L'allontanarsi da ciò che gli è più familiare sembra una scelta un po' forzata. 
Rimanere fedeli alle proprie radici, per quanto queste non siano più così contemporanee, è una cosa ammirevole e se ne percepisce la sincerità quando questo avviene.
Qui Stef Silib rimane credibile nelle sonorità grunge ma quando si cimenta nel folk, nel rock sperimentale e, addirittura nel pop da spiaggio hawaiano qualcosa non va. Rimangono i bei suoni della chitarra ma manca la visceralità che caratterizza gli altri brani.

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La recensione When the Rain Goes Away di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-03-06 00:00:00

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