Herbert Stencil 2017 2017 - Rock, Psichedelia, Elettronica

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Una vita in un disco.

Dopo il disco d'esordio "I gelati alla moda", Herbert Stencil ritorna sulla scena musicale con "2017", un concept album composto da otto tracce inedite in cui si ripercorrono le varie fasi della vita dell'artista: dall'eterea pace dei "giorni zero", quelli vissuti all'interno del grembo materno, sino alla caoticità dei giorni nostri, affrontata negli ultimi quattro brani del disco. Si tratta dunque di un'autobiografia in musica, fatta di ricordi e immagini sfocate dell'infanzia del cantante ("Come i robot che giocano a ping pong"), ma anche di quella rabbia, maturata in fase post-adolescenziale/adulta, verso un mondo rivelatosi opportunista e menzognero ("Spiagge velenose").

L'album è dominato nella sua interezza dalla componente elettronica, qui rappresentata in maggior misura dai sintetizzatori e dalle tastiere. Sin dalla prima traccia ("1977") sono percepibili l'energia e l'eccentricità del cantante, che si ripercuotono sulle canzoni sotto forma di repentine variazioni d'intensità sonora e di azzardati cambi di registro. Vi è però un problema di fondo, in riferimento a queste ultime caratteristiche, che merita di essere citato. Se inizialmente questi giochi ritmico-sonori incuriosiscono l'ascoltatore facendo trasparire l'abilità dell'artista e la sua voglia di sperimentare, alla lunga vanno a penalizzare l'ascolto del disco, che risulta talvolta pesante e difficile da seguire.

"2017", ad ogni modo, può essere considerato un prodotto valido, costellato di buone intenzioni e di idee brillanti (come l'introduzione nel brano "A casa di amici un giorno incontrai" dei cosiddetti porn sounds), che meritavano però di essere sviluppate più a fondo.

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La recensione 2017 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-03-14 00:00:00

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