Lorenzo Giannì Gramigna 2017 - Cantautoriale, Indie, Elettronica

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Un giovane che non cerca di fare il giovane, ma non per questo suona vecchio.

Ci sono certi album di cui non puoi parlare male nemmeno se ti ci metti d'impegno. Non perché siano dei capolavori epocali, o perché qualcuno o qualcosa ti costringa a non dire niente di negativo. No, ci sono dischi di cui non si può proprio parlare male perché sono dischi che sono pieni di vero impegno e di onestà e di buone intenzioni e di reale voglia di non allinearsi a nessuna moda.
Quindi, come potresti mai parlare male di un primo album come questo di Lorenzo Giannì, che è giovane, suona di tutto (chitarra, basso, mellotron, organo, synth), cita fra i suoi modelli musicali tanto roba attuale come i The Last Shadow Puppets quanto riferimenti non esattamente di tendenza come i Genesis, e poi la musica brasiliana e, fra gli italiani, Tenco, Banco del Mutuo Soccorso, Samuele Bersani, Lucio Dalla e il Battisti di “Anima latina”, e fra quelli letterari Pavese, Pasolini, Cavalcanti, Tolstoj?
Certo, potresti, se da tutto questo dispiego di cultura, versatilità e ambizioni fosse venuto fuori un lavoro brutto, eccessivo, pasticciato, pesante. Ma per fortuna non è così, e dal martellante synth-pop psichedelico della title track all'arpeggiata e sognante “Neve inverno”, dalla prog-wave di “Il ladro semplice” ai languori eighties-latinoamericani di “Tabucchi e tabaccherie”, dalla doppietta più pop “Marta”-“Disperata vitalità” alla chiusa strumentale ambient cinematica di “Never Cared ‘bout John”, “Gramigna” si fa ascoltare, suonando classico e moderno (questo anche per merito di una voce molto contemporanea), e promettente.

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La recensione Gramigna di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-03-31 00:00:00

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