We Fog Float 2017 - Noise, Alternativo, Post-Rock

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Post-rock contemporaneo è la chiave vincente dei We Fog che in "Float" studiano gli anni '90 e li trasportano nel nuovo millennio

Tanto essenziali nei testi quanto complessi nel suono: questo è "Float" il primo ep dei We Fog.
La band veronese si presenta con questo album al pubblico e mette subito in chiaro le cose; sono gli strumenti a padroneggiare e non esistono parole che possano raccontare le sensazioni che il suono e la melodia evocano.
Il disco si apre con "Welcome", dove i riff di chitarra sono accattivanti e la batteria sovrasta e guida tutto il pezzo. Il cantante intona un verso al vocoder che ci catapulta in una sorta di realtà virtuale dove nuove forme di vita ci danno il benvenuto.
Il disco prosegue con "Waiting for the title" brano strumentale. Le atmosefere si fanno arrabbiate in un crescendo di suoni che evocano una sensazione di confusione e scivolamento verso l'ignoto. Anche qui l'asciuttezza di una formazione composta da soli tre strumenti riesce a costruire un suono potente e ben definito. Il brano si chiude con un'ultima nota di basso lasciata scivolare nella tastiera, questa piccola chicca rende il tutto più autentico e trasmette bene la sensazione di un suono viscerale nato in una sala prove dove frustrazioni e voglia di fare casino diventano musica.
Il concetto di fluttuazione è molto caro ai We Fog tanto che nel terzo brano, "Pixed", il cantante sussura: You stand alone, we take your hand / We are suspended over a bridge.

"Warm Bad" è un altro pezzo cantato del disco, anche qui l'atmosfera è cupa ed esplorativa. Il brano raggiunge il suo apice alla fine in un crescendo di batteria e chitarra ma non esplode. Soffoca, lasciando nell'ascoltatore una sensazione di sospensione che può lasciare insoddisfatti ma sicuramente è d'impatto.
In "Infinite" il testo si fa più corposo, la voce risuona in lontananza: "Mirrors are not more silent/ we are the time/ we are the gravity/ we are the fog".
Il disco si chiude con altri due brani strumentali "Epo" e "Thursday Drop". In quest'ultimo chitarra e batteria esplodono in momenti di puro noise rock.
"Float" è un album di sette brani che non superano mai i tre minuti di esecuzione, ciò rispecchia l'immediatezza di contenuto e di emozioni che i We Fog sanno trasmettere. 
Minimali nella formazione ma corposi e complessi nelle sonorità sono un vero e proprio ossimoro vivente. Si inquadrano perfettamente nell'onda del post-rock alla quale s'ispirano, ma la reinterpretano e la fanno propria riuscendo ad essere piacevolmente contemporanei.

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La recensione Float di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-04-14 00:00:00

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