Folkie Demodé 2016 - Cantautoriale, Etnico, Acustico

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“Demodé” è un esordio troppo breve, ma che colpisce dritto al cuore.

Sarà che quel 13 novembre di quasi due anni fa ero a Parigi anche io; sarà che poi uno i segni sulla pelle se li porterà sempre, anche se non se ne accorge subito; sarà che quella sensazione di paurosa costrizione mista alla consapevolezza che il mondo era cambiato rimane ormai sempre sopita dentro me: sarà per tutto questo, che va al di là di un giudizio prettamente musicale, che “Demodé” mi ha colpita subito.
Folkie è una cantautrice che sa colpire con le parole, con una voce dolce e suadente sa cantare d’amore, fondendo piccole scene che compongono il movimento amoroso con il mondo circostante: così “Mon amour” è la storia di un amore che pian piano svanisce, ma “non credere che sia facile andar via”, ché spesso è più difficile dire ‘addio’ che rimanere intrappolati in un’insoddisfacente routine.
I tre brani inquadrano l’amore da tre punti di vista diversi, dove però è sempre presente la perdita: detto del brano d’apertura, intenso e penetrante, la successiva “Lettera dal fronte” è il desiderio di “trovarti in un cassetto con la tua pelle liscia”, di “sentire ancora il nome di quel fiume che mi nominavi tu”, perché l’amore ormai è stato perso, ma io continuo a pensare a tutto quello che ci univa e in questo mi sento ancora viva, “mi sento ancora così bella, mi sento giovane davvero”. L’ultima, “Fiori di loto”, che chiude troppo presto questo breve ep, si regge su una melodia sognante e sulla metafora dei “fiori di loto”, che come me restano a galla, “non soccombo ma sogno nel mio limbo d’amor”, è l’amore immaginato, perché negato, ma così intensamente che sembra vissuto.
Insomma, “Demodé” è un esordio troppo breve, ma che colpisce forte e dritto al cuore.

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La recensione Demodé di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-05-05 00:00:00

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