Casa degli Specchi La vita (una saga coi baffi) 2017 - Rap

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La Casa Degli Specchi è un collettivo rap originario dell'estremo Ponente ligure che si definisce situazionista: con un senso critico capace di problematizzare ogni aspetto in modo ben più che stravagante e armati di una forte vena surrealista e dadaista, i tre mcs cercano di trovare una risposta al

La Casa Degli Specchi è un collettivo rap originario dell'estremo Ponente ligure che si definisce situazionista: con un senso critico capace di problematizzare ogni aspetto del quotidiano in modo ben più che stravagante e armati di una forte vena surrealista e dadaista, i tre mcs cercano di trovare una risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto.

Si comincia con un divertente monologo sulla rimozione della nascita e del racconto di questa dalla nostra esperienza di vita di Paolo Carisma, "alto filosofo e Maestro di vita"; si continua flettendo i muscoli e lanciandosi nel vuoto per tre diversi atti. Oltre ai buoni arrangiamenti del disco e alla gran tecnica dei tre rapper, quello che colpisce è il mare di riferimenti disposti e l'ironia con la quale ognuno di questi rimbalzi qui e là si rifletta, per differenza o simmetria, nella Casa degli specchi.

Dall'assolo di cerniera che chiude l'omonima traccia passando per la parodizzazione nazional-popolare del Kobra della Rettore, sono molti i personaggi che s'incontrano in questa lunga fenomenologia raccontata del senso della vita, ad esempio: un vietnamita ancora capace di sorridere, un torero che si rifiuta di cedere alla metafora che lo vuole combattente nell'arena, un emo musulmano e un centravanti populista. Mentre i primi due sono metafore più tradizionali e descrivono una situazione emotiva forse più universale, gli ultimi due sono spauracchio ed esorcizzazione delle paure di questi anni, metafore appositamente arzigogolate che gli autori si sono divertiti a ribaltare e distorcere per raccontare con una prospettiva inedita e leggera lo zeitgeist di questi tempi.

L'autoironia è qualcosa di fondamentale, ci dicono nel finale di "Ateo estetico" e così Chiara Ragnini in "La canzone del bene" ci canta "Tu sei la mia vita", hit mai dimenticata che ci riporta seduti la domenica in Chiesa poco prima dell'Eucaristia. A "la canzone del bene" segue ovviamente "la canzone del male", una reggaeggiante dedica a Camoranesi ("Shit is crazy, Camoranesi, tutta l'Europa in mano ai Casalesi e ci siamo arresi, in casa lesi, a commentare i massaggi cinesi") che fa il punto sul "male che incombe": dall'ISIS ai vizi che ci permettono di sopportare la quotidianità. Nel finale, c'è finalmente la sintesi di qual è il senso della vita e a dircela (dopo quello che forse vuole essere un omaggio a Leopardi) è un Guzzanti in splendida forma: "Il senso della vita è la vita, il fine della vita è la fine". That's all folks, conferma la sigla dei Looney Tunes poco dopo il secondo monologo di Paolo Carisma. "Questa qua è la vita", naturalmente: una saga coi baffi.

Tra strofe fittissime di rime, un sound capace di spaziare da momenti più classici ("Un patriota smargiasso" è un chiaro omaggio ai Colle der Fomento) ad altri piuttosto sui generis (sul serio, si sta parlando di un canto della chiesa in un brano chiamato "La canzone del bene" se non avete ancora chiaro il concetto) il piatto è servito: la vita, una lunga saga che parte con la nascita e che ci mette davanti alle nostre scelte individuali (il primo atto), alla politica e al vivere con gli altri (il secondo atto) e alla morte e alla morale (il terzo atto) è qui raccontata con leggerezza, gusto e nessuna traccia di pedanteria.

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La recensione La vita (una saga coi baffi) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-09-25 00:00:00

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