ZiDima L\ 2004 - Rock, Noise, Indie

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ZiDima è l’ennesimo progetto rock noise, rumoroso, a batteria secca, riverberi fangosi, voce distorta eccetera eccetera eccetera…
Mi si perdoni il tono annoiato e mi si imputi piuttosto un semplice vizio di forma, un atteggiamento pre-ascolto (pre-venuto), un “Che palle!” che, più forte di me, ultimamente esce di bocca ogni volta che leggo rock-caciaro (che poi si scrive “noise” e fa molto più retaggio) nelle presentazioni. Quasi mai vengo smentito e posso assicurare che metto sempre ogni buona volontà nello sperarci, dal momento che me lo riconosco come difetto, il pregiudizio; ma nei casi come il seguente, casomai, mi accontento.

Si, infatti non arriva la smentita secca, e anzi, a un passaggio rapido si ravvisano le prime conferme, di solito le più immediate: riferimenti chiari, espliciti richiami che non hanno bisogno di ingrandimenti per connotarsi come sagome dei caldosecchi Massimo Volume, dei voluttuosi Marlene Kuntz, del Ferretti più o meno ossessivo. Altrettanto evidente però dopo lo stesso primo ascolto disattento, mi è parsa la sensazione di un certo sollievo; sensazione che poi, andando a fondo, mostra come questo mini-cd possieda ogni ingrediente per poter piacere a un qualsiasi appassionato del genere senza compiacerlo troppo. A partire dai testi, piuttosto diretti e concisi quanto a senso, metrica ed estensione (esempio su tutti Hovistolafineesorrideplacida, che oltre al titolo è praticamente l’intero testo della canzone), che quindi ben s’incanalano nel viscerale di un sound compatto e d’impatto. Anche negli arrangiamenti compaiono incisi a richiamare gli epigoni di genere di cui sopra (timbro di voce e partenze ci riportano ancora una volta davanti i Marlene de “Il Vile”), ma in egual misura si apprezzano qua e là anche buone intuizioni, specialmente in brani quali “L’attesa” (la titletrack, che in effetti è a mio parere l’episodio più riuscito e significativo di tutto quanto detto) o in “Mortifica”, nel modo di condurre le progressioni e nell’aggiungere intarsi minimalisti (questo piace).

Un disco tutto sommato che brilla (non direi di luce propria) proprio perché non strafa, ma si limita a suonare bene per lo scopo che si propone.

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La recensione L\ di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-04-12 00:00:00

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