Dizzyride Dizzyride 2017 - Soul, Psichedelia, Afro-beat

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A lezione dai Cocteau Twins, il duo italo-canadese fa dolcemente girare la testa con un dream-pop dal fortissimo potenziale sinestetico

La “capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, mentre si sta cercando altro” è la breve spiegazione della Treccani sulla serendipità o il miglior riassunto possibile del primo lp targato Dizzyride. A perdersi con gioia nel disco di Nicola Donà (già Calorifer Is Very Hot e Horrible Present) e Zoë Kiefl basta un nulla: la lezione dai Cocteau Twins l’hanno imparata benissimo; l’influenza della vivace scena di Montréal ha fatto il resto.

È l’apertura di “Soundtrack” a smascherare il dream pop seducente che scorre nelle vene del duo italo-canadese e a suggerire un’altra chiave di lettura dell’album: le canzoni dei Dizzyride hanno un grande potenziale visivo che, ne sono convinto, troverebbe il giusto compimento sul grande schermo. Sia chiaro, il dieci-tracce si regge benissimo in piedi da solo, ma un meraviglioso connubio musica-immagini come quello della clip di “Young You” è di una naturalezza disarmante, per tanto è giusto volerne di più.

Così come la protagonista del video, in cui la stessa Zoë veste i panni di tante sue potenziali alter ego, le atmosfere da sogno dei Dizzyride prendono pieghe spesso inaspettate, senza mai perdere il filo del discorso. A tenere il tutto in equilibrio ci pensano da un lato le voci, dall’altro un accorto arrangiamento minimale, tutt’altro che freddo. L’intreccio di melodie orecchiabili, synth e beat eleganti trova il suo apice in brani come “Jungle Mix” e “Man in a Golden Suit”, ma il disco è zeppo di tanti accorgimenti che riconfermano puntualmente la bravura del duo. Basti pensare al giro di basso, protagonista indiscusso della sinuosa “Cry Your Lungs Out” o alle calde incursioni del sassofono di “One Night”; al risvolto ethereal-psych di “Metallic Touch” e all’intenso incedere della già citata “Young You”.

L’eponimo esordio dei Dizzyride mantiene allora di gran lunga la promessa insita nel nome del progetto a colpo di dolci giramenti di testa e carrellate di proiezioni mentali. L’immagine di questo primo disco è intanto chiarissima fin dal primo ascolto: non vedete anche voi un pubblico elettrizzato che si dimena al rallenty in un club newyorkese?

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La recensione Dizzyride di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-04-24 00:00:00

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