The sun of weakness The edge of shine 2005 -

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Ho usmato le atmosfere dark di questo EP già all’apertura del pacco giallo arrivatomi a casa. Come per un buon earl grey, l’aroma diffusosi non ha lasciato spazio a dubbi sul contenuto. Quasi si poteva scrivere una recensione basandosi solo su quella percezione olfattiva. La copertina non fa che confermare la prima impressione: foto in bianco e nero di una stanza da letto triste e decadente, con tanto di intonaco decrepito. Un ragazzo dalla pelle bianca se ne sta inginocchiato sul materasso, mettendosi le mani nei capelli. Guardando bene ha pure un po’ di smalto nero sulle dita delle mani. Oppure non ha una grossa esperienza coi lavori di bricolage.

Dopo questa presentazione, l’ultima cosa che mi sarei aspettato come prima traccia era una cover di Al Bano e Romina: “Felicità”, o almeno “I cigni di Balakà”, anche se quasi ci speravo. Invece no, “Incoherent coscience” parte con un buon 2 minuti e passa di pianoforte e voce maschile, voce sinceramente un po’bassina e senza spinta diaframmatica dato che quasi non si capisce se certe volte sia lei a fare la parte di accompagnamento. Chitarra basso e batteria entrano solo dopo, sempre sullo stesso giro armonico del piano. Il tutto per un pezzo di 5 minuti, senza struttura, senza cambi. Fosse stato un po’ più corto sarebbe stato una ottima intro.

La seconda traccia continua nello stesso stile, con semplici parti di chitarre distorte che tengono gli accordi su una ritmica dritta a terzine di sedicesimi, la solita insomma che usano tutti quei gruppi il cui scopo è suonare ed esprimersi, tralasciando la tecnica strumentistica. Il che di per sé non è affatto un difetto.

Finalmente nella terza traccia “Where the shine” i nostri antieroi darkettoni tirano un po’ fuori le palle, il riff di chitarra diventa più incazzato e viene data meno importanza alla mielosità del piano, lasciandolo entrare solo nel ritornello.

Aprendo il libretto e leggendo i testi ( rigorosamente in un inglese certe volte mica tanto correttissimo ) ho un’ulteriore conferma dello spirito di questo gruppo: polvere, oscurità, malattia, rimpianti, disillusione… IIH ! pure suicidio, a regà, ma state bene ? Ok che siete giovani, ma la cosa mi dà da (um pa) pensare. E pensare che son piccoli, ma piccoli, tanto piccoli. Così. Poi io mi preoccupo e non ci dormo la notte, dai.

Intanto in sottofondo le tracce continuano a scorrere, ma la debolezza più lampante viene confermata: i The sun of weakness hanno sfornato un demo, prodotto ottimamente dal batterista e le capacità generali sui rispettivi strumenti sono più che adeguate al genere proposto. Le linee melodiche lasciano però un po’ interdetti, essendo veramente poco incisive. E’ questo il punto su cui lavorare di più credo; se ci fosse una presenza vocale più cazzuta o se solo le melodie modulassero di più, senza star piatte sulle armonie, il demo avrebbe di sicuro un altro impatto. Così risulta un po’ moscetto. Comunque niente di grave: ci son riusciti pure i Placebo...

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La recensione The edge of shine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-04-12 00:00:00

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