la Chiave di Giugno K 2018 - Cantautoriale, Alternativo, Pop rock

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L’esordio di Fausto Maria Sabatti, tra old-school e tentativi di percorrere strade altre.

Un disco maturato dopo tanti anni in giro, cantando e suonando negli angoli e nei giardini. Probabilmente da solo, con le canzoni come uniche compagne, con la fierezza della sua one-man band. Perché dietro la Chiave di Giugno, in realtà, c’è il solo Giancarlo Fausto Sabatti, che pensa, scrive, suona (tutti) gli strumenti presenti in “K”, il suo esordio da solista.

Un album come un flusso emotivo, percorso da storie d’amore inossidabili, da strade da scegliere, da addii tragici ma non troppo, dalla voglia di evadere dal logorio della vita moderna. A volte con efficacia, altre con una sdolcinatezza sin troppo eccessiva mescolata tra i testi, Sabatti offre una visione del mondo impossibile da vivere senza le fondamenta offerte dall’amore, legata ai sogni, alla affannosa ricerca della felicità, alla voglia di giustizia sociale, a un ottimismo di fondo che riesce a far brillare di luce propria tutto ciò che ci circonda.

L’impianto delle dieci canzoni immerse all’interno di “K”, è piuttosto classico: basso, batteria, tastiere, chitarre, qualche svisata d’ordinanza e poco altro. Limite e assieme pregio dell’album. Che suona pulito con le sue ballate (semi) acustiche, che non dispiace per il suo pop leggero, per il suo cantautorato semplice e diretto, inserito in melodie a tratti accattivanti. Vero, il suono non è per nulla innovativo, tant’è che finisce per perdersi, spesso e volentieri, tra quei vecchi stilemi che oltre Manica hanno fatto scuola da un bel po’ di tempo. Per carità, adagiarsi a sonoritò demodè non è reato, ma è pur vero che il musicista di Como offre il meglio di sé quando prova a smarcarsi dalla tradizione, a indirizzarsi verso altre direzioni. Lo dimostrano l’allegria indie-pop di stampo fine anni '90 di “Ognuno come vuole”, le trame elettriche di “Cinque lettere”, i delicati arrangiamenti di “Già domani”, di gran lunga il pezzo migliore del lotto. Vero, c’è del buono in “K”: basta coltivarlo, tra gli angoli e i giardini, là dove tutto è cominciato.

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La recensione K di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-07-23 00:00:00

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