Ernia 68 2018 - Rap

Disco della settimana 68 precedente precedente

Ernia è stato incluso troppo frettolosamente e in maniera superficiale nel movimento trap: ma in questo disco c'è molto di più

"Come i medici, quando cercano di dare ai fanciulli
il ripugnante assenzio, prima gli orli, tutt’attorno al bicchiere,
cospargono col dolce e biondo liquore del miele,
perché nell’imprevidenza della loro età i fanciulli siano ingannati,
non oltre le labbra, e intanto bevano interamente l’amara bevanda"

Considerando la propensione di Ernia alla metafora, permettetemi di aprire questa recensione con uno dei passi più importanti della letteratura epicurea. Negli ultimi versi del De rerum natura, Lucrezio affronta un tema di rilevante importanza filosofica: la liceità dell’espressione. In poche parole, la poesia deve essere un inganno per veicolare valori più alti, proprio come il miele è un espediente usato dai medici per somministrare gli amari medicinali ai bambini.

Il rap di Ernia è rappresentato da due anime opposte, quella da lui stesso definita cafona, rude (che contraddistingue la potenza dei live) e quella più profonda, introversa, che caratterizza i suoi versi. Ernia raggiunge qui il suo obiettivo, rendere cool il rap conscious, riuscire a svecchiarlo, a ripulirlo da quella “patina sfigata e da centro sociale” (cit.). È riuscito a caratterizzare in maniera elegante e intelligente la tipica propensione rap all’ego trip realizzando la perfetta crasi tra Kaos  One e Guè Pequeno.

Per compiere un’impresa del genere il talento non è sufficiente, sono necessarie impegno, sudore e diverse ore di studio. Una ricerca che, a livello sonoro, si è svolta quasi esclusivamente con Marz (con qualche intromissione di Luke Giordano, giovane e promettente producer) su originali riff jazz, storici pezzi funky e dance e su tutta quella cultura musicale “black” che ha gettato le basi per il rap; a livello di scrittura invece, si esrpime un raffinato citazionismo delle più importanti penne d’oltre oceano, da Kendrik Lamar a J Cole.

Se fin dal suo primo ep, "No hook", si era fatto notare come uno dei migliori tra i nuovi esponenti a far coesistere gli stilemi della vecchia e della nuova scuola, è anche vero che Ernia è stato incluso (per concomitanza temporale o per aver militato in un gruppo con Ghali) nel movimento trap in maniera frettolosa e superficiale. "68" è un album rap a tutto tondo, che esplora ogni singola sfaccettatura di questo genere con i pezzi da club come "No pussy", con un'intro degna del miglior Bassi Maestro ("68 \ King QT"), con canzoni che guardano oltralpe ("Paranoia Mia"), con un esercizio di stile con un big della trap come Tedua ("Bro"), ma anche con citazioni dirette ai più importanti cantautori ("Un pazzo") e velleità “acustiche” e canore ("Domani\ Tosse"), senza per questo soffocare il rapper in uno sterile manierismo ma esaltandone le capacità compositive e la versatilità. Consacrando definitivamente la penna di uno dei più talentuosi interpreti italiani.

"68" è un album incredibilmente maturo sia da un punto di vista contenutistico che sonoro, ricco di tematiche e allusioni musicali. Anche se non dovesse raggiungere i numeri che il movimento trap porta a casa tutti i giorni, oppure se si rivelasse una moda passeggera, siamo sicuri che Matteo non verrebbe travolto da questa crisi. In fondo, parafrasando i suoi stessi versi, “La realtà che della trap Ernia è l’alternativa”.

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La recensione 68 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-09-10 00:00:00

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